Coronavirus, il 17enne italiano prigioniero a Wuhan: «Fatemi tornare subito a casa»

Coronavirus, il 17enne italiano prigioniero a Wuhan: «Fatemi tornare subito a casa»
di Giuseppe Scarpa
Martedì 4 Febbraio 2020, 07:23 - Ultimo agg. 08:37
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«Fatemi tornare subito a casa». È deluso lo studente friulano di 17 anni che domenica non è potuto salire a bordo del Boieng 767 kc dell'aeronautica militare. L'aereo atterrato ieri a Pratica di Mare dopo aver evacuato i 56 italiani che vivevano a Wuhan, la città epicentro del Coronavirus.
A bordo avrebbe dovuto esserci anche lui, ma la febbre gli ha impedito di imbarcarsi. A fermarlo all'aeroporto erano state le stesse autorità cinesi, dopo un primo screening. Il termometro, per il 17enne, si era fermato 37.7 gradi, il limite è fissato in 37.3. I medici italiani, che lo hanno visitato poco dopo, hanno registrato un quasi 39 gradi. I protocolli di sicurezza, finalizzati a tutelare gli altri italiani a bordo del 767 kc, parlano chiaro. Chi lo ha visto racconta di un ragazzo deluso per la mancata partenza, ma non abbattuto. Insomma, ha capito il motivo per il quale non poteva salire sopra il Boieng dell'aeronautica militare. E sopratutto non è stato lasciato solo nemmeno per un minuto. La macchina organizzativa, studiata dalla Farnesina, ha funzionato bene.
Adesso, del ragazzo, si stanno prendendo cura i sanitari cinesi, la febbre però non sarebbe scesa. Nelle prossime ore si scoprirà se ha contratto il Coronavirus.

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STUDIO
Da agosto il ragazzo, da Grado, in Friuli, si era trasferito in Cina, a Daqing, nell'ambito del progetto Intercultura. Frequenta l'ultimo anno di una scuola superiore in un paese abbastanza distante da Wuhan. E proprio in questa città (23 ore di auto da dove vive) era andato, nei giorni scorsi, per le festività collegate al capodanno cinese.
Tuttavia il giovane studente avrebbe contratto l'influenza da uno dei membri della famiglia che lo ospita. Questa, per lo meno, è l'ipotesi fornita dal 17enne «uno di loro, in famiglia aveva un brutta tosse, forse mi ha contagiato», ha raccontato alla delegazione italiana. E il viaggio in auto ha dovuto affrontarlo anche due giorni fa, sperando di volare in Italia.
Lo studente, come ha spiegato anche al viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, presente sul volo diretto in Cina, ha detto: «non sapevo di avere la febbre, l'ho scoperto solo in aeroporto, sono dispiaciuto». E dispiaciuti, di aver dovuto lasciare a terra il giovane connazionale, sono stati anche gli altri italiani, tra i quali il modenese Michel Talignani. «Hanno fatto di tutto per portarlo con noi - ha raccontato dopo l'atterraggio all'aeroporto di Pratica di Mare - Gli hanno misurato la temperatura più volte e aveva sempre la febbre. Per questo non è potuto salire a bordo con noi. Hanno spiegato che ci sono dei protocolli molto severi a riguardo. Sono stati i cinesi che non lo hanno fatto uscire».
 


Adesso il ragazzo, è assistito da personale reclutato dall'Ambasciata italiana in Cina. È stata trovata una sistemazione momentanea in un bed and breakfast e la sua condizione è costantemente monitorata. È allo studio, qualora dovesse aver contratto il Coronavirus, un volo ad hoc per riportalo subito in Italia.
Intanto il sindaco di Grado, Dario Raugna, il paese in cui vive la famiglia del ragazzo, stamattina incontrerà i genitori: «Si tratta di fare sentire l'affetto dell'intera comunità, perché per il resto c'è l'Unità di crisi della Farnesina che sta seguendo la vicenda con il massimo del supporto possibile».

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