Amnèsia, prime testimonianze è caccia ai pusher di Chiaia

Amnèsia, prime testimonianze è caccia ai pusher di Chiaia
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 29 Luglio 2015, 11:38 - Ultimo agg. 30 Luglio, 09:42
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Le indagini vanno avanti. I carabinieri, grazie ad alcune testimonianze raccolte nelle ultime ore, starebbero stringendo il cerchio intorno ai pusher che avrebbero rifornito - in momenti e luoghi diversi - i tre ragazzini napoletani di amnèsia, la droga della camorra, quella che gente senza scrupoli vende a basso costo nelle piazze di spaccio gestite dai clan alla periferia della città. In realtà si tratta di una variante della marijuana ottenuta spruzzando sulle foglie di erba metadone, eroina e altre sostanze chimiche per potenziarne l’effetto psicotropo.



Viene inserita nelle cosiddette «haze», ovvero sostanze derivate da innesti o, peggio, modificate a livello genetico. Una vera e propria bomba chimica che tra gli effetti che provoca registra una momentanea perdita di memoria, mancanza di concentrazione, paralisi di braccia e gambe e attacchi d’ansia e paranoia ingestibili. La spacciano in tutta Italia, l’amnèsia, in particolar modo in Campania dove, dal 2012, sembra aver soppiantato del tutto hashish e marjuana. Una droga devastante per il cervello e la psiche in grado di creare una rapidissima dipendenza in chiunque la assuma. Ad altissimo rischio i più giovani e i consumatori non abituali il cui fisico è meno avvezzo a sopportarne la tossicità. Ma torniamo alle indagini.



L’attenzione degli investigatori, dunque, si concentra anche e soprattutto sul tipo di droga che è stata venduta ai ragazzi. Si parla genericamente di amnèsia ma - assicurano i carabinieri - fino a quando non sarà possibile effettuare esami di laboratori resta difficile ipotizzarne la natura e di conseguenza gli effetti. Stefano Vecchio, direttore dell’Unità operativa complessa dipendenze della Asl Napoli 1, in una intervista al Mattino lo aveva detto con chiarezza: «Sono tali e tante le modifiche sulla cannabis che, in assenza di analisi, è quasi impossibile capire di che cosa si tratta». Sotto il nome di amnèsia, in realtà, potrebbe nascondersi di tutto. Anche i cannabinoidi sintetici e quelli modificati, a detta di Stefano Vecchio i più pericolosi in assoluto. Le analisi, dunque. E la necessità di avere subito i risultati per capire in che modo intervenire e quali percorsi di recupero avviare: «Invece i tempi sono lunghissimi - dice il direttore dell’Unità operativa dipendenze della Asl Napoli 1 - da quando le forze dell’ordine sequestrano gli stupefacenti al giorno in cui ci mandano i risultati degli esami di laboratorio passa tanto di quel che tempo che le sostanze in circolazione ormai non sono più nemmeno quelle. Da qui la nostra difficoltà di capire e valutare reazioni e terapie da mettere in atto».



L’obiettivo - spiega meglio Stefano Vecchio - è quello di capire in tempi rapidissimi che tipo di droga si assume. L’unico sistema - laddove si effettuano i sequestri - sarebbe quello di ricevere i risultati appena pronti senza aspettare le valutazioni dall’autorità giudiziaria.