Scoperto l’antro segreto di Villa Rosebery

Scoperto l’antro segreto di Villa Rosebery
di Paolo Barbuto
Lunedì 23 Maggio 2016, 00:43 - Ultimo agg. 14:18
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Quando l’esperto geologo è arrivato in fondo al pozzo ha dato una voce ai colleghi che l’aspettavano in alto: qui c’è qualcosa di immenso, il faretto del mio casco non riesce a illuminare la fine di questo posto.
Così si sono organizzati, hanno portato laggiù una potente fotoelettrica e si sono ritrovati all’interno di una cattedrale sotterranea, la più grande cisterna borbonica mai rinvenuta a Napoli, sostengono. E si trova esattamente sotto villa Rosebery, anzi per la precisione «appartiene» alla residenza napoletana del Presidente della Repubblica ed è rimasta «nascosta» per cent’anni prima di essere riscoperta.

Quel che hanno visto gli esperti della Ingeo, guidati da Gianluca Minin, è ciò che vedete nell’impressionante fotografia qui a destra: una immensa cavità sostenuta da pilastri quadrati alti dodici metri e realizzata con quella maestrìa che ai tempi borbonici solo i più bravi ingegneri napoletani conoscevano. 
La cisterna è collegata a un pozzo, oggi abbandonato e coperto di vegetazione, che si trova nel parco di villa Rosebery. Quasi duecento anni fa da quel pozzo veniva prelevata l’acqua per gli animali e, soprattutto, per annaffiare l’immenso e rigoglioso giardino che circonda la struttura. Probabilmente quella cisterna è stata realizzata a metà dell’800 da Luigi di Borbone, comandante della Marina del Regno delle due Sicilie che chiamò quel luogo «La brasiliana», in onore della moglie che era originaria del Paese sudamericano. Proprio in quell’epoca i giardini della villa vennero ampliati a dismisura e divennero esattamente come sono oggi. Però per gestire quella distesa di verde c’era bisogno d’acqua. Così vennero convocati gli ingegneri idraulici del Regno e si decise di «svuotare» la collina per creare la cisterna. Il gigantesco scavo di dodici metri di profondità e diciotto metri per ogni lato, venne poi ricoperto con una struttura che avrebbe dovuto sostenere il giardino, così vennero elevati quattro immensi pilastri sui quali venne poggiato il sostegno che poi venne ricoperto di terreno sul quale far crescere la vegetazione.

La cisterna poteva contenere quattro milioni di litri e veniva alimentata dall’acqua piovana che si incanalava lungo l’attuale via Ferdinando Russo: una serie di bocche piazzate lungo il pendio portavano l’acqua verso la cisterna; quando era piena, le «bocche» potevano essere chiuse per poi essere riaperte quando era necessario far provviste d’acqua: «E pensate che la malta idraulica utilizzata per proteggere le pareti è ancora oggi perfettamente integra, dopo duecento anni», spiega Gianluca Minin raccontando, con entusiasmo, la sua personale «riscoperta» della cisterna dimenticata.

Il Quirinale, che ha seguito ogni dettaglio delle esplorazioni, sta pensando a un progetto per rivitalizzare quel luogo nascosto della villa. Se i rilievi tecnici daranno parere positivo la cisterna potrebbe essere utilizzata per il suo scopo, l’innaffiatura del bellissimo parco, «del resto all’interno della cisterna ci sono ancora le vecchie pompe per il sollevamento dell’acqua - spiega Minin - anche quelle hanno resistito nel tempo». Ma c’è anche una ipotesi di apertura di percorsi sicuri per consentire la visita alla cisterna sia per gli ospiti istituzionali di Villa Rosebery che per i visitatori ai quali, di tanto in tanto, viene concessa la possibilità di scoprire l’interno della casa napoletana del Capo dello Stato.

La scoperta dell’immensa cisterna borbonica nascosta sotto a Posillipo è avvenuta per caso. Gli esperti della Ingeo erano stati convocati per capire se al di sotto della struttura fosse presente una falda acquifera. Hanno notato il pozzo, hanno capito che era abbandonato e sono andati a scoprire l’ultimo segreto di Villa Rosebery.


 
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