Conateco al bivio rilancio
resta il rebus dei fondali

Conateco al bivio rilancio resta il rebus dei fondali
di Antonino Pane
Domenica 21 Agosto 2016, 15:12
5 Minuti di Lettura
Da qualche settimana il gruppo ginevrino che fa capo a Gianluigi Aponte (Msc) controlla interamente il terminal Conateco. Tra le tante acquisizioni Msc questa è la più importante per lo sviluppo del porto di Napoli: il futuro dello scalo! dunque, è ancora una volta legato al terminal nato ad un anno dall’entrata in vigore della legge 84/94, quella che Delrio ha riformato. 

In quegli anni si era avviato un processo di privatizzazione della gestione delle operazioni portuali e il 10 febbraio 1995 fu costituita la Conateco. SpA, Consorzio Napoletano Terminal Containers, con un capitale sociale di 1 miliardo di lire. Tre imprese portuali, nate rivali, la Fariello&Luise srl (50%), la Luigi Ievoli srl (25%) e la D’Orazio srl (25%), compresero l’indirizzo gestionale della riforma dei porti targata 1994. Salvo D’Orazio ereditando l’impegno per le attività portuali dal padre Salvatore (recentemente scomparso) convinse i suoi competitors a fondersi in un’unica organizzazione. Dopo lunghi confronti arrivò l’accordo e anche la governance: un cda composto dai vertici delle quattro “famiglie” che avevano fondato la società: Salvatore D’Orazio (presidente), Vittorio Ievoli e Vincenzo Luise (amministratori delegati) e Giuseppe Fariello (consigliere delegato). E se il primo passo era stato quello di formare la pianta organica unendo i dipendenti delle società a cui si aggiunsero dopo quelli dell’Autorità portuale come voleva la legge, il secondo era quello di acquisire i macchinari importanti. Fu così che Conateco, oltre ai mezzi d’opera già in possesso delle società iniziali, acquisì le 4 gru del molo Bausan, costruite dalle officine Reggiane-Paceco tra il 1970 ed il 1974 per conto del Consorzio Autonomo del Porto di Napoli. Un’operazione del valore di 6,1 miliardi che fu resa possibile grazie ad un mutuo concesso dalla Banca di Roma in cambio di una importante garanzia: otto immobili intestati ai soci. Le gru, appartenenti alla società Porto di Napoli Spa costituita dall’allora commissario Felice D’Aniello dopo la riforma, erano di Conateco, operativa dal primo gennaio ’96. Ma sulla superficie di 165 mila metri quadrati del molo Bausan, su cui si concentrava l’attività terminalistica sulla base di una delibera commissariale non era facile lavorare. Il molo dissestato era coperto da lastroni sottili in cemento armato poggiati su un letto di sabbia silicea. Una pavimentazione sperimentale degli anni ’80 che devastò l’area. Occorreva saldare il mutuo e malgrado le difficoltà Conateco entrò in pieno regime operativo, gestendo i mezzi di sollevamento e occupando il suolo destinato a terminal in regime di concessione provvisoria in attesa di quella definitiva che sarebbe arrivata molti anni dopo. È così che arrivano le prime opere per il porto: nel 1996 la Conateco diede incarico alla società di ingegneria Sispi di ridisegnare il terminal ed eseguire gli interventi necessari. Vennero elaborati progetti per oltre 12 miliardi di lire che vennero progressivamente eseguiti e completati nel 2001, con un cofinanziamento al 50% di fondi comunitari, il primo finanziamento di fondi Ue nel porto di Napoli.

Anche i fondali risultavano insufficienti per ospitare le grandi navi, all’epoca di dimensioni molto minori di quelle attualmente in circolazione. Così le forti pressioni dall’armatore Cosci, che toccava il porto di Napoli grazie all’agenzia Coscon dei fratelli Cosulich di Genova, indussero la Conateco a proporre un’attività di dragaggio. Attività che – a seguito di un’istruttoria molto rapida – venne autorizzata dalla Capitaneria di Porto di Napoli all’epoca guidata dall’ammiraglio Luciano Dassatti, dopo aver ricevuto l’assenso da parte del ministero dell’Ambiente. L’appalto, eseguito a spese di Conateco, comportò in meno di un mese l’escavo di oltre 300 mila metri cubi rilasciati in mare aperto su parere favorevole dal ministero dell’Ambiente e dalla Regione Campania, all’epoca competente prima della dichiarazione di Sin avvenuta nel 1999. L’operazione costò complessivamente circa 400 milioni di lire. Quello del 1999 è stato l’ultimo escavo del porto di Napoli. Ma occorrevano ancora nuovi sacrifici per essere competitivi e così via con un altro mutuo con tanto di nuove garanzie da parte dei soci: 12 miliardi di lire per i nuovi carrelli elevatori. E se da un lato la società cresceva velocemente dall’altro si avvertiva anche la pressione dei debiti. È così nel 1999 i soci cedettero parte delle loro quote a due gruppi di agenti marittimi: Cosulich (10%) e Fremura (10%), lasciando il residuo 80% ai soci originari.

Pasquale Legora De Feo, che operava in porto per conto del Gruppo Cosulich, venne nominato amministratore delegato. E fu la Conateco che nel 1999 a Francesco Saverio Lauro, primo presidente della Port Autority, presentò il progetto preliminare della “darsena di levante” e chiese di sottoscrivere gli “accordi sostitutivi” per il prolungamento del molo Bausan, per il tombamento dell’Alveo Pollena, per la costruzione di due nuove gru di banchina. Ma il lavoro sulla banchina e quello negli uffici orientato ad una vera e propria gestione manageriale fece emergere il contrasto tra vecchi e nuovi soci. Mentre i nuovi soci gestivano solo il fatturato i vecchi dovevano fare i conti con il rischio di perdere i beni dati in garanzia alle banche mentre le crisi di liquidità causavano ritardi nei pagamenti delle fatture. Da qui la decisione dei vecchi soci di vendere, almeno per salvare gli immobili in balia delle banche. Si avviò una serrata trattativa con il gruppo Cosulich/Cosco e il gruppo Msc per la cessione delle partecipazioni. Trattativa che si concluse il 30 ottobre del 2002, dopo aver concordato il prezzo di vendita (circa 7 miliardi di lire) e manlevato tutti i garanti della banca con l’impegno irrevocabile alla cancellazione delle ipoteche sugli immobili. E così le storiche società Fariello & Luise, Ievoli e D’Orazio uscirono dalla Conateco lasciando il posto alla Msc ed alla Cosco, due gruppi internazionali di altissimo livello, che avrebbero certamente portato traffici e lavoro al porto di Napoli. Il progetto preliminare della Darsena di Levante venne consegnato alla Port Autority ed oggi è ancora in corso, le opere di prolungamento del molo Bausan vennero completate nel 2004, le due nuove gru vennero consegnate nel 2006 ed il revamping degli altri mezzi venne realizzato tra il 2007 ed il 2011, anche con l’acquisizione di molte altre attrezzature. Tra il 1999 ed il 2002 i fondatori della Conateco avevano raddoppiato il traffico. Dal 2002 ad oggi la Conateco, tra alti e bassi, ha portato il traffico contenitori ad oltre 400 mila teus/anno, sfiorando anche quota 550 mila teus prima della crisi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA