Rifiuti e blatte in via Duomo
l'Asia interviene dopo 37 giorni

Rifiuti e blatte in via Duomo l'Asia interviene dopo 37 giorni
di Mariagiovanna Capone
Sabato 20 Agosto 2016, 21:29 - Ultimo agg. 23:14
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San Gennaro ha fatto il miracolo. L’Asìa ha ritirato l’immondizia. Trentasette giorni e decine di telefonate dopo, non restano tracce dei rifiuti che hanno accompagnato le visite dei turisti verso una delle mete più amate. 
L’azienda ha inviato una spazzatrice stradale e un paio di operatori ieri nel primo pomeriggio e finalmente hanno ripulito via Duomo, in particolare il tratto adiacente l’ingresso del Museo del Tesoro di San Gennaro e della Cattedrale, dove sono posizionate alcune campane per la raccolta differenziata. Immondizia che si è andata ad accumulare giorno dopo giorno, diventando una montagna fetida dove sguazzavano scarafaggi. 

«Era ora che eliminassero tutta quella sporcizia, esasperati dalla puzza e da quello scempio abbiamochiamato per l’ennesima volta l’Asìa affinché pulisse». Antonio Borella lavora alla biglietteria dello spazio museale dove accorrono migliaia di visitatori ogni anno da tutto il mondo. Ha aggiornato il direttore Paolo Jorio insieme ad altri colleghi che si davano il turno e ogni volta la stessa storia: «No, non è passato nessuno». Fino a ieri quando esasperati dalle lamentele dei turisti in coda per entrare nel museo e visitare il Duomo, hanno nuovamente contattato l’azienda che dovrebbe prendersi cura dell’igiene ambientale della città di Napoli ma che durante il periodo estivo ha frequentemente fallito nella raccolta dell’immondizia e della differenziata. «Il bidoncino della carta adesso è vuoto, l’ho messo proprio io all’esterno il 12 luglio. Stamattina al mio arrivo era sempre lì, pieno, sormontato da una pila di cartoni lerci della pizza e ora grazie a dio è vuoto». 

Borella in fretta lo ripone negli spazi interni, perché è ora di pranzo e centinaia di turisti stanno bivaccando nel perimetro con davanti il cartone e l’immancabile Margherita. «Nessuno vieta di mangiare, ma di sporcare sì» interviene Rosa che vive in un palazzo di fronte alla cattedrale. «Ci dovrebbero essere dei cestini più adatti per questo genere di rifiuto, perché mica si prendono la briga di piegare il cartone, macché. Lo appoggiano zozzo di pomodoro e olio sopra i bidoncini della differenziata, gli stessi dove noi cittadini poniamo diligentemente carta e cartoni. Se ne fregano, insomma. Poi quelli poco seri siamo noi napoletani». È arrabbiata Rosa, insegnante in pensione, e se la prende con una coppia di turisti toscani che seduti sulle scale delle navate esterne hanno appena finito di mangiare la loro pizza, lasciando a terra i cartoni. «Gettateli nel cestino. A casa vostra come fate? Perché qui dovrebbe essere diverso?». Apparentemente non sembra un problema, ma basta uno sguardo intorno per capire come a fine serata di cartoni ammonticchiati in strada, per terra o sui bidoni per la carta, debbano esserci un numero consistente.

Una coppia si divide una classica Margherita e poco più in là quattro giovani divorano ripieni al forno e pizze fritte, mentre residui ce ne sono tanti tutt’intorno. Gli abitanti della zona chiedono altri cestini e più capienti di quelli presenti, che dopo un’ora del passaggio degli operatori ecologici risultano già pieni di bottiglie, cartacce e residui di cibo. «Stamattina c’erano varie pile alte così» ammette Antonio, alzando la mano a un metro da terra. «Siamo contenti che ci siano tanti turisti e mangino le nostre specialità. In zona poi ci sono delle eccellenze. Ma basterebbe organizzarsi per avere meno sporcizia: passare più spesso e aggiungere altri contenitori». Mentre racconta, passa un mezzo per la raccolta del vetro che fa un frastuono tremendo. «Ha appena prelevato dalla campana a Forcella», dice uno dei volontari che forniscono informazioni ai turisti appena arrivato. In pieno giorno quindi. Di certo non un orario adatto. 

Ma meglio che non avere nessuna raccolta. «Sa cosa fa più rabbia? - aggiunge il dipendente del Museo del Tesoro di San Gennaro -. È che constatiamo che la fatica di separare la nostra immondizia affinché venga riciclata, è del tutto inutile. Quando passa la spazzatrice, gettano dentro tutto insieme, anche se loro lo trovano separato». Di fronte ai 37 giorni in cui della spazzatrice e di qualsiasi altro mezzo Asìa non c’è stata traccia, ora ci si sente almeno più sereni. «Non ha idea di quanti turisti si sono lamentati con noi» ammette il direttore Jorio. «Come se gli sporcaccioni fossimo noi napoletani e non l’azienda che non eseguiva da giorni il ritiro. Hanno fatto le foto a quello schifo, che figura ci facciamo?». «Non hanno raccolto l’umido per tre giorni di fila» ricorda Rosetta. «Il fetore del cibo in fermentazione saliva fino al primo piano dove abito io. I bidoni erano circondati dalle blatte, una scena disgustosa. Per evitare la vergogna coi turisti, che ci sono sempre lungo la strada, mi sono permessa di buttare secchiate di acqua e creolina. Ma tutto questo è indegno: sento dire che siamo la città del turismo e poi li accogliamo così? Con la monnezza davanti ai nostri gioielli?». Le sei campane della differenziata davanti al Duomo ora sono vuote, così come quelle più su, davanti la chiesa di San Giuseppe dei Ruffi. Ma in un batter d’occhio troviamo già un sacchetto nero più quattro enormi sacchi verdi. Il lassismo dell’Asìa continua ad accompagnarsi alla maleducazione di alcuni cittadini. 
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