Napoli, le strade del caos
e le ronde della vergogna

di ​Vittorio Del Tufo
Martedì 21 Febbraio 2017, 08:31
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Non bastavano i veicoli vecchi, sporchi, scomodi, malridotti e pericolosi per l'incolumità dei passeggeri. Non bastavano i musi lunghi e i toni spesso scortesi, e nemmeno le creste sul prezzo della corsa, le piccole furberie e i trucchi per raggirare i viaggiatori ignari. Ieri a Napoli la protesta dei tassisti contro la misura, contenuta nel decreto Milleproroghe, che fa slittare a fine anno le norme anticoncorrenza - favorendo, secondo la categoria, i rivali di Uber - ha assunto i contorni inquietanti di una vera e propria caccia all'uomo.

Spettacolo vergognoso, quello della ronda contro il «crumiro», ovvero del tassista inseguito, minacciato e insultato da alcuni suoi colleghi perché ritenuto colpevole di aver fatto salire a bordo alcuni passeggeri. Spettacolo non meno indecoroso, a dire il vero, di quello che spesso va in scena al Molo Beverello o davanti alla stazione centrale, dove ancora capita di assistere a intrallazzi e moine di ogni tipo, con i tassisti che si comportano da padroncini della piazza, salvo poi trincerarsi dietro la difesa ottusa di vecchie rendite di posizione.

È del tutto evidente che occorre rispetto per le norme che disciplinano da anni il settore e anche per i sacrifici fatti dai tassisti negli anni per garantirsi una licenza, unico patrimonio del loro lavoro quotidiano. Va detto anche che a Napoli i tassisti sono spesso tra le prime vittime del caos che imprigiona la città: strade che cadono a pezzi, gestione della viabilità confusa e spesso all'insegna dell'improvvisazione, corsie preferenziali prese d'assalto da tutti senza alcun controllo. La battaglia dei tassisti, insomma, deve richiamare tutti, a cominciare dal Comune, alle proprie responsabilità. Però sia chiaro: i primi a dover fare autocritica sono proprio i tassisti e le cooperative che, con criteri familistici, gestiscono il servizio.

A Napoli, città dove il fenomeno Uber non è mai decollato e lo stesso car sharing è rimasto nel libro dei sogni, è il corporativismo che continua a dettare le regole. I tassisti, in una città dove il trasporto pubblico su gomma è spesso indecente, sono riusciti a mantenere, più che altrove, i vecchi privilegi e gli utenti hanno spesso l'impressione di trovarsi di fronte a una giungla, dove le regole diventano carta straccia. Ancora più grave è che tutto questo avvenga nella completa assenza delle istituzioni dalla gestione di un settore strategico, soprattutto in una città che vive di turismo e ambisce a una proiezione internazionale. Per certi versi siamo all'anno zero: basti pensare al numero imbarazzante, nella sua pochezza, di tassisti che accettano la carta di credito. In questo scenario, le ronde in strada e la caccia al crumiro sono un segnale gravissimo e francamente intollerabile. Bisognerà che prima o poi l'esercito di tassisti che invade quotidianamente le strade della città, composto in grandissima parte da lavoratori onesti, trovi la forza, il coraggio e la passione civile per denunciare i furbi, i violenti e le mele marce che rischiano di gettare fango sull'intera categoria.
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