Pagina antinapoletani su Facebook, parte la denuncia: «Accertare responsabilità del social network»

Screen shot della testata della pagina Facebook
Screen shot della testata della pagina Facebook
di Gennaro Morra
Venerdì 4 Agosto 2017, 21:05
2 Minuti di Lettura
Finalmente da qualche ora la pagina “Aboliamo il piagnisteo napoletano” su Facebook non è più attiva, ma per settimane i gestori hanno usato quello spazio virtuale per offendere Napoli e i suoi abitanti. Non solo offese generiche, quelle che ormai ci siamo abituati ad ascoltare nei cori da stadio, ma spesso venivano prese di mira singole persone protagoniste di tragiche vicende: Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso nel 2014 da un ex ultrà della Roma; Tiziana Cantone, morta suicida un anno fa dopo la diffusione on line di un suo video hard; Salvatore Balzano, anche lui suicidatosi la settimana scorsa dopo aver pubblicato dei video proprio su Facebook con cui annunciava la sua tragica intenzione.
 
Anche per difendere la memoria di questi ragazzi, nei giorni scorsi l’avvocato Angelo Pisani, lui stesso preso di mira da quella pagina, ha presentato formale denuncia. «Un popolo di internauti zotici e incivili, incapaci perfino di esprimersi in lingua italiana, tramite Facebook che non oscura e non recepisce immediatamente le segnalazioni assumendosene la responsabilità, sta riempiendo il web con i suoi schizzi di velenoso fango attraverso pagine Facebook autodefinite anche “Aboliamo il piagnisteo napoletano” – si legge in un post diffuso oggi sulla pagina dedicata all’associazione “Ciro Vive” presieduta da Antonella Leardi, madre del tifoso napoletano ucciso a Roma tre anni fa –. Ad essere prese di mira dal gruppo di bifolchi sono in primis bambini innocenti rimasti vittima di gravi malattie e poi giovani vittime della violenza razzista come il tifoso Ciro Esposito (il cui assassino ultrà ha appena subito anche in Appello una seria condanna), nonché gli abitanti della Terra dei Fuochi, morti uno dopo l’altro per i veleni che proprio le industrie del Nord sversavano nelle loro terre».
 
Il lunghissimo post continua, elencando tutti i capi d’accusa che potrebbero ricadere sui responsabili della pagina antinapoletani e citando una sentenza della cassazione, già pronunciatasi su un caso simile: «Il precedente richiamato nell’atto è quello di Donatella Galli, la leghista recentemente condannata con sentenza definitiva, su denuncia proprio dello stesso Pisani, perché proprio attraverso i social network propagandava l’odio xenofobo». Infine, si chiarisce che l’obiettivo della querela non è solo quello di far individuare i colpevoli e punirli, ma si chiede alle autorità di verificare anche le responsabilità del social network: «Non esiste solo l’intento di identificare e punire i colpevoli facendo cessare questa barbarie, ma anche accertare la responsabilità dei social che non intervengono a tutela delle vittime».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA