«Siamo stanchi, non ne possiamo più di vivere in una città che non si occupa più di gestire il verde, tutto è lasciato all'incuria e Posillipo è diventata invivibile». Sono esausti i residenti di Posillipo, ma non solo loro, di vivere in una città abbandonata. Green-economy, transizione ecologica, politiche del verde. Parole e paroloni, definizioni innovative e nuove scienze da applicare ma per Napoli sembra non cambiare nulla. Non c'è il verde in città, quello che c'è è abbandonato, parchi e giardini sono lasciati all'incuria o alla buona volontà di qualche privato che se ne prende cura laddove gliene sia data la possibilità. Quanto raccontato ieri dal Mattino, con la rubrica «L'uovo di Virgilio» di Vittorio Del Tufo, su quel vero e proprio delitto compiuto ai danni dei secolari pini un tempo vanto del panorama partenopeo è una ferita aperta per chi vive sulla collina. «Almeno prima - racconta il presidente dell'omonimo gruppo farmaceutico Massimo Petrone e rappresentante della Camera di Commercio Americana a Napoli - quando passeggiavamo per Posillipo potevamo almeno godere della bellezza degli alberi, ora restano solo quei fusti tagliati, l'asfalto rigonfiato dalle radici e degrado ovunque».
Chi da anni si occupa di queste vicende è Benedetta De Falco, che ha costituito ormai sei anni fa l'associazione Greencare, per provare a rimboccarsi le maniche e provare a dare una mano attraverso l'associazionismo e il mecenatismo all'annoso problema del verde pubblico a Napoli. «Non è un problema soltanto di Posillipo - spiega De Falco - ma di tutta la città.
Anche il noto chirurgo plastico, Vincenzo Argenzio, risiede a Posillipo e tutte le volte che si avventura verso il Virgiliano per fare sport non può non notare il degrado in cui versa ormai il quartiere. «Più c'è degrado e - spiega il professore - più si dà vita ad altro degrado. Con la ripresa delle attività dopo i lockdown è ancora peggio perché i cittadini e i giovani che si ritrovano non hanno cura di non sporcare perché dove già c'è abbandono c'è anche meno attenzione».
Un degrado che c'è ovunque, in ogni quartiere. «Mi fa arrabbiare - spiega ad esempio Benedetta De Falco - questa attenzione del sindaco alla nuova toponomastica, cercando così di far vedere un'attenzione per la storia che in realtà è assente. Non c'è bisogno di dedicare nuovi monumenti, targhe o strade a nuove persone, basterebbe ricordare degnamente personaggi che hanno fatto la storia della nostra città: da Virgilio a Giambattista Vico, da Sigismund Thalberg a Giacomo Leopardi, tutte zone abbandonate e lasciate all'incuria». «Come imprenditori - spiega Massimo Petrone - saremmo pure disponibili a dare una mano, ma non c'è volontà di coinvolgerci e non capiamo perché».