Napoli. Il vescovo dopo il duplice omicidio: «Esercito? Meglio aprire le scuole di pomeriggio»

Napoli. Il vescovo dopo il duplice omicidio: «Esercito? Meglio aprire le scuole di pomeriggio»
di Carmen Fusco
Sabato 13 Febbraio 2016, 12:25 - Ultimo agg. 12:31
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«L'Esercito? Se serve, ben venga. Ma sarebbe meglio che con quei soldi si aprissero le scuole di pomeriggio». Mercoledì notte, a Saviano, due giovani incensurati sono stati ammazzati come boss da una mano ancora sconosciuta; meno di una settimana fa la stessa sorte toccò ad un pregiudicato di Marigliano. Un'escalation di violenza di fronte alla quale il vescovo di Nola Beniamino Depalma ha deciso di far sentire il proprio urlo di dolore e soprattutto la propria preoccupazione di fronte alla recrudescenza di un fenomeno che, a sentire lui, non viene affrontato come dovrebbe.
Perché non la convince l'ipotesi di rafforzare la presenza dei militari?
«Se ci sarà un effetto deterrenza sarà positivo. Ma credo di non scandalizzare nessuno dicendo che non si può procedere con continue soluzioni d'emergenza. Vorremmo dallo Stato un'azione ordinaria, magari anche meno costosa dell'invio di uomini e mezzi speciali. Faccio un esempio: a ogni campagna elettorale ci dicono che bisogna aprire le scuole anche di pomeriggio. Ma da noi questa continua ad essere l'eccezione e non la regola».
Il suo tono è preoccupato. Al di là dei fatti di cronaca cosa la spaventa?
«La violenza che diventa un nuovo linguaggio e non scandalizza più. La violenza deve scandalizzare, deve provocare risvegli, reazioni. Invece ci siamo abituati, consideriamo la violenza una cosa normale, inevitabile. Dopo questa serie di omicidi tutto mi aspettavo tranne che il silenzio. Qui dopo 24 ore il sangue si dimentica, si asciuga. Non é possibile, non lo posso accettare».
Forse si resta in silenzio perché la camorra fa paura.
«Certo, ma non è solo questo. C'è qualcosa di più. Ho la sensazione che questa crisi, l'assenza di lavoro abbiano prodotto un'illusione rabbiosa, specie nei più giovani: ciò che la vita non mi dà come diritto me lo prendo con la forza e la prepotenza. Ma è una strada che porta ad una disperazione più grande».
Teme una recrudescenza della malavita organizzata nel Nolano?
«Nessuno è così ingenuo da credere che la camorra, quando non spara, non esista. Basta osservare che l'unico mercato che non ha conosciuto crisi è quello della droga. Il punto è chiederci se tutti stiamo facendo il massimo per combattere la cultura che consente ai delinquenti di reclutare facilmente persone».
Si spieghi meglio.
«Voglio dire che c'è più violenza nelle case, contro le donne, i bambini, i più deboli, i malati. È un brodo, una sottocultura che va combattuta educativamente e con forza, senza concessioni all'omertà e alla rassegnazione. La Chiesa raccoglie questo dato dall'esperienza giornaliera e lo offre alla riflessione di tutti. E vuole dire una parola forte: chi cede alla violenza smette di essere un vero uomo. Stare zitti su questa grande verità vuol dire uccidere una seconda volta».
E dunque secondo lei quella degli spazi aggregativi è una risposta?
«Una delle più urgenti, a mio avviso. Partendo da noi, dalle parrocchie. Tanti nostri sacerdoti tengono le sale aperte dal pomeriggio alla sera tardi, e questo porta benefici. Incoraggio questa direzione, chiedendo di aprire i nostri spazi ad associazioni, al volontariato, ad attività culturali. Allo stesso tempo in diverse parrocchie non abbiamo spazi, e lì servirebbe la sensibilità delle istituzioni a rendere disponibili, per tutti, luoghi pubblici in cui ritrovarsi. Nelle nostre città ci devono essere più ambienti educativi, aperti e accoglienti. Luoghi per giovani e giovanissimi, e per le loro famiglie, luoghi dove prima di tutto si recuperi la certezza di non essere soli, di non essere invisibili».
Spesso manca cooperazione tra Chiesa, istituzioni, società civile.
«È un aspetto paradossale: ciascuno di noi si sente solo nel proprio lavoro e nel proprio servizio.

Magari è questa la sensazione anche dei sindaci, degli imprenditori, delle singole famiglie. Rompiamo il muro della solitudine. Parliamoci di più La camorra conta sul fatto che ciascuno di noi proceda in ordine sparso».Ha un messaggio per i giovani di Saviano, teatro dell'ultimo omicidio?«Di Saviano e non solo, per i giovani dei tanti Comuni della diocesi: non accettate la violenza, quella in casa, quella in classe e quella in strada. Non invidiate chi fa la voce grossa con una pistola in mano. E chiedete più ascolto ai vostri genitori, ai vostri professori, ai vostri sacerdoti. Impegnate bene il vostro tempo in luoghi che insegnano a vivere meglio insieme e non a odiare».