La psicologa: «Dare fuoco alla compagna? Così si spiega tanta crudeltà»

La psicologa: «Dare fuoco alla compagna? Così si spiega tanta crudeltà»
di Maria Pirro
Martedì 2 Febbraio 2016, 10:48 - Ultimo agg. 22:21
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Antonella Bozzaotra è presidente dell'Ordine degli psicologi della Campania nonché referente dello sportello  "Oltre la violenza" della Asl Napoli 1 Centro. Come può, un uomo, dare fuoco alla compagna incinta?
«È come se il gesto di appiccare il fuoco gli desse la possibilità di distruggere definitivamente la compagna. Usare altri strumenti di morte, per esempio una pistola, lascerebbe lì, in quel posto, il cadavere, mentre il rogo è un modo per cancellare definitivamente quella persona. E il fatto che quell'uomo abbia colpito la donna che aveva in grembo sua figlia rende l'aggressione di un'efferatezza e di una crudeltà uniche, come se volesse, appunto, annientare e annullare tutto».  
Ma si può arrivare a tanto dall'oggi al domani? Gesti estremi come questo, in genere, non sono improvvisi ma preceduti da altri, spesso non denunciati.
«Difatti, la prima domanda da porsi è se questa persona, che viveva uno stato di disagio così forte, fosse seguito da qualcuno o fosse già in cura, perché gesti così estremi non si compiono da un momento all'altro. In questi anni qualcuno si è preso cura di lui? Sia l'uomo che la sua compagna hanno in qualche modo manifestato il disagio che stavano vivendo o hanno scelto di continuare a portarlo dentro di loro?»
E ora? Aldilà del percorso giustiziario che seguirà il suo iter, come va affrontato l'enorme disagio psicologico che emerge con questa storia?
«L'uomo ora dovrà scontare la sua pena. In seguito sarebbe opportuno che seguisse un percorso in un servizio specializzato nel trattamento degli autori di violenza di genere. Diversi centri se ne occupano, tra cui lo sportello "Oltre la violenza" della Asl Napoli 1 Centro, che si trova in piazza Nazionale. Per la donna, invece, il mio primo pensiero va alle sue gravi condizioni e alla speranza che sopravviva e che recuperi al meglio. Superata la fase critica, come tutti noi auspichiamo, occorrerà svolgere un lavoro sull'elaborazione di un trauma così grave».

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