Acerra. Ambulanza «requisita» dopo l'agguato: giù il ferito per far spazio al cognato del boss

Acerra. Ambulanza «requisita» dopo l'agguato: giù il ferito per far spazio al cognato del boss
di Pino Neri
Lunedì 21 Settembre 2015, 08:15 - Ultimo agg. 11:43
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Acerra. La pista dell’usura è tra quelle più battute nell’ambito dell’indagine dei carabinieri sull’ultimo agguato mortale di camorra in Campania. È accaduto ad Acerra la sera di San Gennaro, nel mirino dei sicari il pregiudicato Adalberto Ignazio Caruso, 57 anni, cognato del boss detenuto Cuono Lombardi. Ma l’attenzione ora si sposta su quello che è accaduto dopo il raid. Perché vengono alla luce particolari inquietanti sulla dinamica dei momenti immediatamente successivi all’agguato; vicende che dopo la sparatoria si sentivano raccontare nella zona e che, con il passare delle ore, hanno trovato conferma ufficiale: il «sequestro» di un’ambulanza di passaggio per trasportare subito Caruso al pronto soccorso, mentre il ferito che era in barella a bordo del veicolo veniva preso di peso e lasciato in mezzo alla strada.

Sulla vicenda gli operatori dell’Asl Napoli 2 Nord hanno sporto denuncia ai carabinieri. Secondo quanto viene riportato nell’esposto, l’intero staff di un’ambulanza del 118 - un autista, un medico e un infermiere - sarebbe stato minacciato e aggredito da parenti e amici di Caruso, che non avrebbero esitato a cacciare con la forza dall’ambulanza un uomo coinvolto in un incidente stradale per far posto al corpo del loro congiunto rimasto vittima dell’agguato di camorra.

La dinamica della vicenda dà tutta la misura del clima di violenza e di sopraffazione che si respira tra Napoli e provincia.

L’ambulanza dell’Asl Na2 Nord è passata alle 20.40 nel luogo in cui pochi minuti prima era avvenuta la sparatoria contro il pregiudicato, piazza San Pietro. Il corpo si Caruso era ancora a terra. Il veicolo di soccorso stava trasportando nella vicina clinica Villa dei Fiori, distante circa settecento metri, un uomo di 50 anni, rimasto ferito poco prima in un incidente stradale avvenuto in via Volturno, una zona periferica di Acerra. Ma una volta in piazza San Pietro l’ambulanza è stata bloccata con le cattive da un gruppo di persone. Un altro gruppetto di individui non meglio identificati ha quindi aperto bruscamente il portellone posteriore del mezzo. Persone che hanno chiaramente dimostrato di non provare scrupoli pur di arrivare all’obiettivo. Hanno preso il ferito, imbracato su una tavola appoggiata sulla barella dell’ambulanza (operazione necessaria per evitare ulteriori traumi durante il trasporto), lo hanno fatto uscire dall’automezzo e lo hanno adagiato a terra, sulla strada, ancora steso sulla tavola ortopedica. Pochi secondi dopo hanno preso il corpo di Caruso, che forse credevano ancora vivo, e lo hanno adagiato sulla barella dell’ambulanza, al posto del ferito.

«A quel punto la moglie del pregiudicato, sorella del boss Cuono Lombardi - raccontano alcuni operatori dell’Asl 2 Nord - si è piazzata nell’ambulanza, nel posto accanto all’autista, mentre la figlia si è messa dietro, vicino al padre, insieme con l’infermiere».

«Nel frattempo il medico - aggiungono con una dettagliata descrizione degli eventi i funzionari dell’azienda sanitaria - è rimasto ad assistere il ferito adagiato a terra. Per fortuna le sue condizioni di salute non erano gravi». Quindi l’ambulanza ha trasportato Caruso in clinica, dove però i medici ne hanno subito riscontrato il decesso. Poco dopo il veicolo è tornato indietro per andare a riprendere il medico e l’uomo ferito nell’incidente stradale.

Una scena che ha dell’incredibile, ma che negli ambienti sanitari quasi non stupisce più, tante sono le aggressioni che gli staff di soccorso sono costretti a subire quando intervengono sulla scena di un crimine o devono prestare assistenza a personaggi vicini ai clan. Una vicenda che ha reso più avvelenato il clima che sta caratterizzando l’indagine su quest’omicidio che ha tutti i connotati del più classico dei delitti di camorra.

Di Adalberto Caruso gli inquirenti sanno molto. Cognato del boss Cuono Lombardi, a sua volta sicario spietato del superboss Mario De Sena, e precedenti, fino a circa dieci anni fa, per estorsione e spaccio di droga. Ma i suoi precedenti più recenti sono relativi a un giro di usura. Caruso forse stava pretendendo danaro da qualcuno che in invece ha ritenuto di risolvere la questione diversamente? Domanda ovviamente al momento priva di risposte. Anche perché sono troppe le sfaccettature della storia che ha caratterizzato il clan Lombardi. Clan che in questo momento ha in carcere i tre fratelli Cuono, Giovanni e Valentino Lombardi.

L’ultima operazione che ha interessato questa famiglia di camorra è stata messa a segno dai carabinieri il 26 gennaio, quando i militari hanno arrestato la sorella del boss, Maria Lombardi, 55 anni. Maria è una vedova di mafia, moglie di Michele Ferrara, un affiliato di punta del clan, ucciso nel 2000. A gennaio insieme a Maria Lombardi sono finiti in manette tre personaggi di Arzano e di Casandrino, che stavano portando a casa della donna 1600 pacchetti di bionde illegali. Nell’ottobre precedente sempre i carabinieri hanno arrestato per violazione della sorveglianza speciale un altro affiliato al clan, Raffaele Iorio. Nel 2002, infine, la squadra mobile arrestò Valentino Lombardi, uno dei fratelli, cognato di Caruso. Le accuse: estorsione e usura ai danni di imprenditori edili di Acerra.