Acerra. Bruciato vivo dal rivale in amore: «Al telefono diceva: tutto bene. Poi l'ho visto pieno di ustioni»

Acerra. Bruciato vivo dal rivale in amore: «Al telefono diceva: tutto bene. Poi l'ho visto pieno di ustioni»
di Enrico Ferigno
Sabato 20 Giugno 2015, 08:15 - Ultimo agg. 09:06
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«Mi ha telefonato per tranquillizzarmi dicendomi che solo le mani erano bruciate, non avrei mai immaginato che sarebbe morto». Antonietta Esposito, 24 anni, non si dà pace, piange seduta sul marciapiede di fronte al portone della tragedia. In mano stringe una bottiglia d’acqua per combattere il dolore ed il sole che picchia senza dare tregua. In via Vincenzo Caruso, la stradina del centro antico che conduce al Castello baronale ci sono i familiari della vittima ed alcuni conoscenti, ma lei resta per lunghi tratti da sola con la testa tra le mani.

Antonietta, capelli mesciati, occhi azzurri, un corpo esile fasciato dai jeans e da una t-shirt di colore nero, da febbraio dell’anno scorso conviveva nella sua abitazione con Raffaele Di Matteo.

Lui aveva 52 anni, sette figli di cui sei con la prima moglie e l’ultimo di appena quattro anni con Lilia Bayzigitova, la donna che fino ad un anno e mezzo fa conviveva con Raffaele nella casa che si affaccia sul cortile dove la vittima lavorava. Lilia, per la quale si sarebbe scatenata la lite fatale con il suo presunto assassino, Vincenzo Di Balsamo, viveva ancora in quella abitazione nonostante si fosse ormai separata da Raffaele da oltre un anno mezzo.

Cosa ricorda?

«Alle 19,30 circa Raffaele mi ha telefonato e mi ha detto che avevano appiccato il fuoco vicino al portone dove lui normalmente tiene il suo deposito di robivecchi».

Non si è resa conto che non diceva la verità, che le nascondeva di essere rimasto ferito?

«La sua voce era agitata. Ma nulla mi faceva presagire il peggio. Io non ho capito più nulla, era come se fossi in trance. Lui parlava, ma io pensavo solo a come potesse stare. Più mi tranquillizzava ed io più mi agitavo. Ero in preda all’ansia, alla paura. Mi ha detto che le fiamme gli avevano bruciato solo le mani e che stava andando in clinica con la sua auto».

E lei cosa ha fatto?

«Ho chiesto di nuovo come stava e lui mi ha ancora una volta tranquillizzato. Ma io non riuscivo a calmarmi. Ed è così che mi sono messa in auto per raggiungere la clinica dei Fiori. Io non abito ad Acerra».

Poi cosa è successo?

«Ero disperata e durante il tragitto non ho resistito ed ho telefonato di nuovo. Mi ha risposto una persona sconosciuta, dicendo che Raffaele era stato trasferito all’ospedale Cardarelli. Ed è così che ho cambiato strada e mi sono diretta a Napoli. È stato tremendo perché durante il tragitto mi facevo mille domande. Cercavo in cuor mio di tranquillizzarmi, ma inutilmente. Quando l’ho visto mi sono sentita male: aveva ustioni su tutto il corpo».

Ma Raffaele le ha detto cosa era successo?

«Mi ha raccontato che Di Balsamo gli aveva dato fuoco sull’uscio della sua ex abitazione e che lui si era messo in auto per raggiungere la clinica dei Fiori. Non avrei mai immaginato che avrebbe fatto quella orrenda morte».

Non le ha spiegato i motivi della lite?

«Nei giorni corsi Raffaele aveva litigato con il fratello di Di Balsamo, ma io ero tranquilla perché mi aveva riferito che tutto era stato chiarito».

Dunque non conosce le ragioni della contesa. In che senso tutto era stato chiarito?

«Raffaele mi aveva detto che erano venuti a chiedere scusa. Quindi io ero tranquilla, immaginavo che la cosa non avrebbe portato altre conseguenze. Non pensavo minimamente che ci sarebbe stato un epilogo così brutto».

Da quanto tempo frequentava Raffaele?

«Da febbraio dell’anno scorso vivevamo insieme, dopo che si era lasciato con l’altra sua donna».

Avete figli?

«No, ci amavamo molto, ma non abbiamo figli. Non ce ne è stato il tempo»

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