Afragola, ucciso come un boss a 72 anni: era il «senatore del clan Moccia»

Afragola, ucciso come un boss a 72 anni: era il «senatore del clan Moccia»
di Marco Di Caterino
Venerdì 26 Maggio 2017, 10:36 - Ultimo agg. 12:30
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AFRAGOLA - Dodici colpi di pistola per uccidere l'eminenza grigia del clan Moccia. Un omicidio eccellente, quello di Salvatore Caputo, 72 anni, detto «Usain», sposato e padre di tre figli, facoltoso imprenditore, un passato da consigliere comunale e assessore nelle liste del PSDI, ma soprattutto un parente stretto della famiglia più potente di sempre ad Afragola. Una città che aspettava con ansia il taglio del nastro della stazione dell'Alta Velocità per il sei giugno, e magari di voltare pagina da paesone di una camorra sanguinaria a città del futuro per i trasporti veloci.
Niente di tutto questo. Perché la vittima non era una persona qualunque. Anche se molto chiacchierata proprio per la sua parentela. Tanto da essere tirato in ballo da pentiti di camorra del calibro di Rocco D'Angelo che nelle sue prime dichiarazioni che risalgono a qualche anno fa, lo definisce uno dei «senatori» del clan Moccia. Accuse che il qualche modo sono state confermate anche dell'ultimo collaboratore di giustizia del clan Moccia, quel Salvatore Scafuto, meglio noto come «Totore a carogna» che ha dichiarato a proposito di chi muoveva estorsioni e affari poco puliti, «È un altro il Salvatore che ha fatto tutte le tarantelle e non io», tirando in ballo la vittima di ieri, che è bene sottolineare, aveva una fedina penale quasi immacolata. A parte un precedente per abusi edilizi, e un arresto di circa 30 anni fa, a cui è seguita piena assoluzione in tutti i gradi. Dopo quell'inciampo, Caputo si era fatto valere come imprenditore versatile: dal settore carburanti, al mercato immobiliare, e fiore all'occhiello e sua creatura, una azienda agricola a Frasso Telesino, cresciuta negli anni con la produzione di ottimi vini.
 

 

E che fosse rispettato ad Afragola, se ne è avuta la prova ieri, quando sul luogo del delitto sono accorsi imprenditori e politici locali, letteralmente sconvolti. E tutti a porsi una domanda: «Possibile che abbiano ammazzato un parente stretto della famiglia Moccia, proprio ad Afragola?». Un affronto. Un tremendo uppercut da far barcollare quel peso massimo della camorra che è da sempre il clan Moccia. Difficile inquadrare il movente dell'omicidio di Salvatore Caputo. Stando alle dichiarazioni dei pentiti, l'imprenditore, avrebbe retto addirittura il clan, soprattutto per gli affari «puliti», durante la detenzione di Antonio Moccia, che pure aveva dichiarato la dissociazione prima e che poi si era battuto anche in tribunale per affermare che il clan non esisteva più. Nonostante le inchieste della Dda, e i sequestri milionari, come è accaduto a Roma col sequestro di attività commerciali dei Moccia per oltre 17 milioni.
 

La cosca negli ultimi anni ha fatto un salto di qualità, lasciandosi alle spalle le «questioni di sangue» per tuffarsi negli affari.
Un cambiamento che ha indotto i clan della zona a credere che Afragola, fosse stata abbandonata dal clan Moccia, diventando così terra di conquista, tanto da inviare un messaggio molto chiaro con l'omicidio di Caputo. Questa una prima chiave di lettura del delitto da parte degli inquirenti. Ma c'è di più, all'attenzione degli investigatori. Nella zona dove si doveva realizzare il Parco a Tema, per il quale furono uccisi due consiglieri comunali, si sta ultimando la stazione dell'Alta Velocità. Un'opera da svariati milioni da inaugurare e ultimare. 

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