Dal superdirigente accuse
a Bassolino: «Convocato
per il dossier». La replica: falso

Dal superdirigente accuse a Bassolino: «Convocato per il dossier». La replica: falso
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 9 Novembre 2017, 23:00 - Ultimo agg. 11 Novembre, 10:43
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Dice di essere stato convocato da Antonio Bassolino in persona, di avere tra le mani documenti in grado di mettere una pietra tombale sulla carriera politica di Luigi De Magistris. E, confidandosi con uno stretto conoscente, disegna una sorta di traiettoria: lui, «al centro di tutti i maneggi», che dialoga con Alfredo Romeo e con l’ex governatore, per chiudere i conti con il sindaco arancione, nel pieno della campagna elettorale delle comunali. Lette così le intercettazioni di Giovanni Annunziata, alimentano suggestioni forti su quello che gli inquirenti chiamano dossieraggio clandestino per dare la spallata al primo cittadino, in uno scenario che conviene raccontare da una premessa. Ma è lo stesso gip che due giorni fa ha arrestato (ai domiciliari) Romeo e Annunziata a chiarire che non ci sono indizi concreti a sostenere un’accusa di dossieraggio, motivo per il quale l’ex governato ed ex candidato alle primarie comunali Bassolino non risulta neppure indagato. Ma sono decine le intercettazioni che fanno emergere la fibrillazione di Annunziata e dei vertici gruppo Romeo attorno alla possibilità di reperire documenti dal di dentro della macchina comunale per colpire De Magistris.

Ma andiamo con ordine, ad approfondire il lungo capo di imputazione che riguarda il rapporto tra Romeo e Annunziata. Ipotesi di corruzione, l’ex dirigente comunale avrebbe chiesto e ottenuto l’assunzione del proprio conoscente Carlo Vadorini nel gruppo Romeo, in cambio di una serie di prestazioni sospette svolte da Palazzo San Giacomo: per multare, ad esempio, la Snav, per rumori e scarichi di alcune navi che danneggiano i clienti dell’hotel Romeo; ma anche per altri interventi, come quello legato al posizionamento di cassonetti della spazzatura accanto all’albergo o come pareri e interventi amministrativi che hanno in passato bollato come positivo il rapporto tra la Romeo gestioni e il Comune. Ed è in questo clima che, siamo nel 2016, si arriva alla storia del (presunto) dossieraggio. A partire da un messaggio spedito a Romeo dallo stesso Annunziata: «Egregio avvocato, ho fra le mani più di 3 pagine a firma Capalbio (Corte dei conti) che bollano a lettere di fuoco l’ignavia e l’incompetenza di questa giunta nel gestire il patrimonio rimpiangendo nei fatti la sua gestione. Quando ha tempo vorrei mostrargli lo scritto e commentarlo. Lei è vendicato dai suoi stessi carnefici. Mi faccia sapere. Giovanni Annunziata».

 

Ma in questa storia che c’entra Bassolino?
Partiamo da una premessa: un anno fa, quando emerse questa storia, l’ex governatore chiarì di non aver incontrato Annunziata, smentendo la tesi di una richiesta di dati da usare nel corso delle primarie in funzione anti De Magistris. Agli atti ci sono alcune conversazioni. In una di queste, Annunziata racconta a Vadorino di una convocazione ricevuta: «Poi io questa mattina ho ricevuto la telefonata e non potrai mai immaginare di chi»; Vadorini: «Di chi?»; Annunziata: «E mi ha convocato domani mi ha detto... dottore, venga...»; Vadorini: «Bassolino»; Annunziata: «Bravo...».

Tutto qui? È il 13 gennaio 2016, pochi mesi prima delle primarie perse per un soffio da Bassolino dalla Valente, Annunziata chiama Maria Rosaria Guidi, altra ex superdirigente comunale, alla quale spiega di aver parlato con il presidente Antonio, il quale - scrivono i pm - «gli aveva detto di raccogliere delle notizie, in relazione alle quali predisporre una nota». È ancora in questa conversazione che Annunziata sostiene che la settimana successiva avrebbe contattato la segreteria del presidente per un appuntamento, in quanto quelle informazioni richieste erano state raccolte. Otto giorni dopo, Annunziata e Guidi si sentono di nuovo: il primo conferma la versione di una richiesta arrivatagli da Bassolino per alcune informazioni sul patrimonio. Passa qualche giorno, siamo tra fine gennaio e inizio febbraio del 2016, quando aumenta la fibrillazione. Da un lato la «nota» viene condivisa con alcuni dirigenti di Alfredo Romeo, dall’altro viene captata una telefonata da una donna che «si qualifica come “segretaria di Antonio Bassolino” e che dice ad Annunziata che avrebbe dovuto predisporre degli appunti. Si concorda un appuntamento al corso Umberto (dove è presente la Fondazione Sudd che fa capo a Bassolino)».

Tante parole che emergono dalla misura cautelare a carico di Romeo e Annunziata, firmata dal gip Morra che, dal canto suo, ridimensiona lo scenario investigativo. In sintesi, per il gip, non ci sono indizi concreti, al di là delle parole di Annunziata e dei suoi interlocutori. Scrive Morra: «Dalle medesime conversazioni (nonché dalla testimonianza resa in merito da Vadorini) non emerge con chiarezza quali dati fossero stati acquisiti presso il Comune di Napoli». E ancora: «Non del tutto chiaro è anche quale fosse il reale interesse della Romeo in tale vicenda, che appare nel suo complesso troppo evanescente per assumere rilievo ai fini dell’integrazione del reato. Per tale segmento di condotta deve pertanto escludersi la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza». Altro argomento che rende «evanescente» l’ipotesi di dossieraggio riguarda il fatto che, secondo quanto risulta al Mattino, a novembre di un anno fa, nel corso delle perquisizioni ad Annunziata, non sono state rinvenute carte sospette in grado di sostenere le conclusioni della Procura. E non è l’unico punto su cui Procura e gip divergono. Altro argomento riguarda i capitoli legati all’inquinamento probatorio e alla presunta distruzione di carte che sarebbe avvenuta nell’ufficio del Cardarelli di Ciro Verdoliva, il top manager della Sanità campana finito agli arresti domiciliari per aver distolto alcuni operai dall’ospedale al proprio condominio (quindi per ipotesi che nulla hanno a che vedere con le contestazioni a Romeo, ndr). Sotto accusa, accanto a Verdoliva e Agostino Iaccarino, dirigente della Romeo gestioni, che per gli inquirenti avrebbero distrutto la documentazione relativa alle segnalazioni dei disservizi e degli inadempimenti della Romeo Gestioni. Grazie ad un’ambientale, è stato captato il rumore dei fogli di carta strappati, mentre si sente Verdoliva sbattere il pugno sul tavolo, di fronte all’ennesima denuncia fatta dal medico Luigia Rinella.

In vista di una convocazione di fronte alla commissione trasparenza della Regione, Verdoliva si preoccupa di non mostrarsi «inerte», anche rispetto alle denunce dei sindacati sulle presunte inadempienze in materia di pulizia da parte dell’appaltatore Romeo.

Anche qui, il gip non segue i pm (Carrano, Raffaele e Woodcock): «Non vi è prova poi che nel corso degli incontri registrati in quelle occasioni il Verdoliva abbia distrutto documenti riguardanti lamentele e segnalazioni, giacché la lettura complessiva dei dialoghi induce a ritenere che i “fogli strappati” fossero in realtà copie dei medesimi atti prodotti sia dai collaboratori del Verdoliva che da Angelo Iaccarino o altri documenti privi di rilievo rispetto a ciò che doveva essere esibito durante la convocazione». Vicenda controversa, difesi - tra gli altri - dai penalisti Mario Angelino, Claudio Botti, Francesco Carotenuto, Giuseppe Fusco, Gaetano Laghi, Fabio Foglia Manzillo - gli indagati puntano ad ottenere la revoca delle misure cautelari nel corso del seguito del procedimento. Vicende intrecciate, che puntano sempre e comunque sul gruppo Romeo, a partire dall’aggiudicazione dell’appalto della pulizia al Cardarelli, che attiva le cimici del pool anticamorra. E anche su questo punto il gip è chiaro: «Alfredo Romeo e il suo gruppo di aziende sono completamente estranei ai rapporti con la criminalità organizzata, per altro avendo sempre adottato la linea della intransigenza su questo punto».

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