Alessio: «Non vedrò quelle bare, correrò con il pallone»

Alessio: «Non vedrò quelle bare, correrò con il pallone»
di Chiara Graziani
Sabato 23 Settembre 2017, 18:24 - Ultimo agg. 24 Settembre, 11:39
4 Minuti di Lettura
Il portone della parrocchia di Fossalta di Piave si schiude passate le 20, ad ogni finestra del paese brilla un lume. Una piccola bara bianca, issata a spalla, ne precede due scure: Tiziana, Massimiliano e Lorenzo Carrer, tornano alla luce di mille candele, come don Marino, il parroco, ha chiesto alla comunità. «Facciamo sentire alle famiglie che siamo loro vicino». Una carezza collettiva dal chiuso di ogni casa ai tre restituiti dal vulcano Solfatara: tutto quel che resta di una famiglia sterminata dal gas della voragine, alla quale sopravvive solo un bimbo di 8 anni che quel rientro a casa non l'ha voluto vedere. Alessio, oggi alle 15,30, non sarà fra i banchi a salutare mamma, papà ed il fratellino Lorenzo, 11 anni, per il funerale che precederà la cremazione.


Gli zii, i nonni e lo psicologo che lo seguono gli hanno chiesto cosa vuole fare. E lui, che tutto ricorda ora, e di tutto parla, ha risposto una parola sola: «no». Gli amici del rugby, suoi e di Lorenzo, avevano già fatto sapere che sarebbero stati tutti in chiesa con la casacca bianco-celeste della Rugby educativo San Donà, la squadra dove i due fratellini giocavano nelle under 12 e under 10. I compagni di squadra di Alessio, i pulcini, a quel punto hanno cambiato programma. Ed hanno fatto una proposta. I più grandi saranno in chiesa, in divisa, attorno alla bara bianca di Lorenzo. I più piccoli improvviseranno un allenamento di rugby per non lasciare solo il compagno di squadra nelle ore che non vuole vivere ad occhi aperti. E così Alessio, mentre don Marino consolerà le famiglie e benedirà i morti, correrà su un campo da rugby, con la casacca azzurra e bianca della San Donà: mamma Tiziana tante volte è stata lì, a seguire quegli allenamenti, a rotolarsi in campo con i suoi due campioni. Alessio, oggi, con la palla ovale stretta al petto bucherà le mischie come quando lei lo incitava a bordo campo: in chiesa si piangerà - e ci sarà una delegazione del comune di Pozzuoli guidata dal sindaco Vincenzo Figliolia - sul campo un bambino correrà a testa bassa travolgendo ostacoli e sentendo una voce che lo spingerà in avanti, sempre più veloce, oggi e domani. In fondo Tiziana Zaramella, 42 anni portati come una ragazzina, cantante per passione e guardia giurata di mestiere, non avrebbe voluto un addio diverso. Ed il rugby per Alessio avrà sempre il suono di quel saluto, ininterrotto, da bordo campo. La delegazione di Pozzuoli sarà ospite dei comuni di Meolo e Fossalta: la vita dei Carrer si divideva fra i due paesi confinanti. La città del vulcano, da parte sua, si è fatta carico di ogni incombenza e peso per il rientro delle salme dopo l'autopsia ordinata dalla magistratura che indaga il proprietario del vulcano, Giorgio Angarano, per omicidio colposo.


«Non abbiamo potuto occuparci di nulla - dice lo zio di Alessio, Antonio - abbbiamo scoperto all'arrivo in chiesa che si era pensato a scegliere la bara bianca dei bambini per Lorenzo.
Abbiamo la sensazione che siano stati seguiti con molta cura». La gratitudine dei Carrer per chi li ha sostenuti - Comune, servizi sociali, la stessa polizia di stato - non è in discussione. Resta la richiesta di verità. In queste ore continuano ad arrivare offerte di solidarietà per Alessio. Un'associazione privata ha offerto una borsa di studio ed i contributi hanno un conto corrente ufficiale e dedicato (IBAN IT20P0306936170100000002634 intestato ad Alessio Carrer). Alessio, il bambino che corre con la palla ovale, in fuga dalla scena del vulcano che si apre sotto i piedi della sua famiglia, ha bisogno anche di sapere. Solfatara è uno dei vulcani più pericolosi del mondo. È in risveglio da una decina d'anni, dice il vulcanologo Giovanni Chiodini che è stato fino al 2013 il guardiano del sistema vulcanico che ribolle sotto i campi Flegrei. Solfatara è proprietà di un privato e nelle sue fumarole si cuoce la pizza per i turisti tedeschi. Non si era mai verificato un incidente in un secolo. Ma tre minuti sono bastati a sterminare, soffocandoli, i Carrer. Forse il vulcano ci dice qualcosa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA