Almaviva, crisi in Campania
e giallo sui fondi dello Stato

Almaviva, crisi in Campania e giallo sui fondi dello Stato
di Pino Neri
Domenica 9 Ottobre 2016, 10:39 - Ultimo agg. 15:48
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Nell'attesa delle iniziative istituzionali e sindacali che partiranno domani, si tinge di giallo la vertenza Almaviva, il call center di Napoli che l'azienda vuole chiudere entro il 18 novembre, insieme a quello di Roma, licenziando 845 lavoratori napoletani e 1666 colleghi romani: in tutto ben 2511 posti di lavoro da tagliare. Il giallo è scaturito da un esposto-denuncia su un presunto impiego illecito da parte di Almaviva degli ammortizzatori sociali concessi dallo Stato a causa della crisi paventata dalla stessa azienda. L'accusa è stata consegnata ieri in un documento firmato dai sindacati di categoria delle telecomunicazioni di Napoli e della Campania e trasmesso alla direzione territoriale del Lavoro ed ai legali del ministero del Lavoro e del ministero dello Sviluppo economico.

Nell'esposto le segreterie territoriali e regionali di Fistel-Cisl, Slc-Cgil e Uilcom-Uil sostengono che Almaviva avrebbe trasferito in questi giorni parte della commessa Vodafone partenopea alla sede di Catania. La conseguente diminuzione del carico di lavoro a Napoli, sempre secondo i sindacati, viola però l'accordo del 31 maggio scorso, quello per il via libera ai contratti di solidarietà e alla contestuale revoca della prima procedura di licenziamento per 400 addetti di Napoli e per altri 2600 dipendenti delle sedi di Roma e di Palermo. Il passaggio delle quote di lavoro alla sede siciliana è stato desunto dal fatto che l'azienda, per smaltire le nuove commesse Vodafone giunte a Catania, ha assunto nel call center siciliano decine di giovani reclutati con contratti interinali temporanei. A ogni modo il nocciolo della contestazione è che il trasferimento o, quanto meno, la sicura diminuzione della commessa partenopea, ha fatto aumentare al tetto massimo, cioè al 35 per cento, il contratto di solidarietà, vale a dire la percentuale di riduzione dell'orario di lavoro, coperta dall'Inps, degli 845 addetti napoletani. Una mossa che avrà come immediata conseguenza una riduzione netta dei salari. Inoltre, a questa decisione si soma un'altra iniziativa di
Almaviva, l'utilizzo di ex festività imposte ai dipendenti partenopei.

L'aumento al 35 per cento della percentuale di solidarietà è stato comunicato ufficialmente ieri ieri da Almaviva ai lavoratori della sede di via Brin. Per questo motivo è esplosa la rabbia dei sindacati. «Verificheremo con i nostri avvocati anche eventuali risvolti penali - anticipa Salvatore Topo (Fistel Cisl) - pure perché a tutto ciò si aggiunge l'utilizzo forzato delle ex festività: dimostreremo che tutto quello che sta accadendo non è da attribuire né ai lavoratori né al sindacato».

«Almaviva non poteva assolutamente fare quello che ha fatto - aggiunge Massimo Tagliatela (Uilcom) - abbiamo acquisito tutte le prove di questa violazione e agito di conseguenza». Va giù con toni duri anche la Cgil. «Almaviva sta letteralmente giocando sulla pelle dei lavoratori - stigmatizza Osvaldo Barba (Slc) - è convinta che non ci siano più regole, tant'è vero che è venuta meno a un accordo sottoscritto al Ministero dello Sviluppo, e che si possa infrangere il contratto di solidarietà imponendo unilateralmente ai lavoratori ogni forma di vessazione».
L'azienda però rispedisce le accuse al mittente. «Abbiamo sempre operato nel rispetto delle leggi, del contratto nazionale e dell'accordo del 31 maggio», afferma Almaviva in un messaggio.

Nel frattempo domani scenderanno in campo le istituzioni. La Regione ha convocato a palazzo Santa Lucia lavoratori e sindacati, alle 13 e 30. La rsu di Almaviva Napoli ha invitato tutti a partecipare. Si potrà quindi sondare il terreno prima dell'avvio, mercoledì, del tavolo di trattativa sulle chiusure annunciateal ministero dello Sviluppo economico. Intanto, si allarga il fronte della protesta dei call center. Venerdi 14 ottobre i 350 lavoratori della ex Gepin Contact di Casavatore e di Roma, tutti licenziati ad agosto, scenderanno in piazza per una manifestazione di protesta a Napoli e nella capitale, nella sede centrale di Poste.