Almaviva, si cerca spiraglio
anti-esuberi. Napoli non sciopera

Almaviva, si cerca spiraglio anti-esuberi. Napoli non sciopera
di Pino Neri
Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:38 - Ultimo agg. 14:34
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Lo sciopero annunciato per tutta la giornata di oggi dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil nella sede di Napoli del call center Almaviva è stato rinviato a data da stabilire. Nessun corteo dunque, nessuna manifestazione durante il secondo confronto tra sindacati e azienda che inizierà alle 10,30 al ministero dello Sviluppo Economico con il coordinamento del sottosegretario Teresa Bellanova.

Intanto prosegue il conto alla rovescia che il 18 dicembre potrebbe portare alla chiusura delle sedi di Napoli e di Roma e al contestuale licenziamento di tutti gli 845 addetti dell'ufficio partenopeo e dei 1.666 di quello capitolino. Il rinvio dello sciopero è il frutto di una richiesta della Rsu della sede di Napoli che chiede la proclamazione di un'astensione nazionale in tutto il gruppo. Per il momento a Roma oggi sciopereranno i Cobas.

C'è un clima da fiato sospeso. I lavoratori aspettano dal governo l'annuncio di quel pacchetto di provvedimenti già anticipato dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che potrebbe rimettere in discussione la loro sorte occupazionale, al momento appesa ad un filo. Almaviva potrebbe infatti proprio oggi scoprire le carte in parte scoperte dall'amministratore delegato Andrea Antonelli durante l'audizione alla commissione Lavoro del Senato, quando cioè il manager ha parlato di «una soluzione puntata sulla discontinuità», facendo intendere proposte sul costo del lavoro.

«Oggi - spiega però Salvatore Topo (Fistel Cisl ) - attendiamo un indirizzo ben preciso che tenga prioritariamente conto della necessità di scongiurare la chiusura di Napoli e di Roma e delle attuali condizioni del lavoro e del salario dei lavoratori di Almaviva. Dopodiché, fatti salvi questi due punti, siamo disposti a parlare di tutto». «Ci aspettiamo che il governo - aggiunge Osvaldo Barba (Slc Cgil) - ritiri la richiesta di revoca delle chiusure e dei licenziamenti: dobbiamo ragionare a bocce ferme e non con la spada di Damocle dell'azienda». «La speranza - conclude Massimo Taglialatela (Uilcom) - è che il governo riesca a salvare un settore in crisi irreversibile». Lo conferma la vicenda anche della Gepin i cui lavoratori hanno manifestato l'altro giorno al ministero dello Sviluppo economico per evitare lo spettro di una deriva occupazionale senza prospettiva.