Antonietta, una vita in cerca della famiglia:
«Voglio conoscere mio fratello»

Antonietta, una vita in cerca della famiglia: «Voglio conoscere mio fratello»
di Ciriaco M. Viggiano
Domenica 23 Aprile 2017, 11:40 - Ultimo agg. 11:48
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«Non voglio morire senza sapere chi sia e dove si trovi mio fratello. Si faccia forte, presenti un'istanza al Tribunale per conoscere il nome dei suoi genitori biologici, si sottoponga al test del dna. Non ci resta molto da vivere, non possiamo più aspettare»: a lanciare l'appello è Antonietta Malandruccolo, nata in Italia da una ragazza madre e poi adottata da una famiglia trasferitasi in Canada nel 1966. Da più di quarant'anni Antonietta, sposata e madre di due figlie, è alla ricerca delle proprie origini: nel 2015 è riuscita a risalire all'identità della mamma, ora è pronta a tutto pur di abbracciare il fratello Antonio.
 

 

La storia comincia l'8 gennaio 1951, quando Antonietta nasce a Roma da una donna troppo giovane per prendersene cura. Successivamente viene adottata dai Malandruccolo che nel 1966 si stabiliscono a Windsor, nell'Ontario, dove Antonietta è ancora residente. «Sono stata amata come una figlia biologica - racconta la donna - La mia famiglia adottiva non mi ha mai fatto mancare nulla, ma ho sempre avvertito la forte esigenza di ritrovare le mie radici e conoscere i miei parenti di sangue». Così, nel 1972, Antonietta dà il via alle ricerche. Effettua delle verifiche nell'istituto per ragazze madri di Roma dove è nata, poi passa al setaccio il brefotrofio di Tastevere dove ha trascorso i primi giorni di vita, infine affronta un viaggio in Australia per seguire una pista che si rivelerà falsa. Risultati? Zero. Solo nel 2015, dopo aver incaricato un avvocato napoletano e presentato varie istanze al Tribunale, riesce ad avere notizie certe sulla madre e persino a incontrare alcuni parenti biologici.

Le ricerche, però, rivelano un altro aspetto: Antonietta ha un fratello maggiore che dovrebbe chiamarsi Antonio e del quale non conosce l'esatta data né il luogo di nascita. «Non so nemmeno se sia stato adottato o se abbia cambiato nome - aggiunge la donna - ma è possibile che sia venuto alla luce tra il 1946 e i primi quattro mesi del 1948 tra la penisola sorrentina, Pompei, Torre Annunziata e Torre del Greco. In queste zone, infatti, c'erano molte cliniche dove sono nati numerosissimi bambini e che sono state successivamente chiuse. Antonio potrebbe essere stato affidato al brefotrofio dell'Annunziata di Napoli e battezzato nella chiesa dell'Annunziata». Per abbracciare questo fratello, adesso, Antonietta è pronta a sfidare ancora una volta i silenzi, i ricordi sbiaditi e gli ostacoli della burocrazia, oltre che a rivolgere appelli attraverso trasmissioni televisive e testate giornalistiche proprio come ha fatto per la madre: «La legge è cambiata, i Tribunali accettano più facilmente le istanze di chi desideri conoscere il nome dei propri genitori biologici - conclude la 66enne italocanadese - Sono sicura che, se dovessimo incontrarci, mio fratello e io ci riconosceremmo all'istante perché il sangue non è acqua.
Ad Antonio voglio dire solo una cosa: ti aspetto».

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