Apple investe a Napoli, Ventre: «Pronto il campus ex Cirio di San Giovanni»

Apple investe a Napoli, Ventre: «Pronto il campus ex Cirio di San Giovanni»
di ​Sergio Governale
Venerdì 22 Gennaio 2016, 11:25
4 Minuti di Lettura
L'Università Federico II ha già pronto il campus di San Giovanni a Teduccio per ospitare il nuovo centro di Apple per lo sviluppo delle App, anche se il governo Renzi sta pensando all'insediamento a Bagnoli. A rivelarlo è Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell'informazione dell'ateneo federiciano, che stima un investimento pari a diverse decine di milioni di euro. Con ricadute economiche molto più consistenti sul territorio se si pensa all'indotto e alla capacità di attrazione di altre multinazionali.

Era al corrente della notizia prima che diventasse pubblica?
«Ci devono essere stati contatti ad alto livello per capire come offrire il maggior supporto possibile all'investimento. Sono però ancora da chiarire le modalità con cui sarà realizzato».

Illustri l'investimento.
«Non si tratta solo di mettere insieme al lavoro seicento persone in un'unica struttura. Bisogna creare infrastrutture materiali e immateriali adeguate. E servirà anche un contesto adatto a ospitare cervelli provenienti da tutto il mondo».

I giovani cervelli non saranno allora solo made in Naples?
«Saranno per lo più made in Naples. Pensi che la Federico II, tra Ingegneria informatica e Informatica, “sforna” ogni anno circa 620 ragazzi. Ma non è questo il punto. Torneranno qui i migliori cervelli napoletani e ci sarà un'interazione anche con cervelli provenienti da tutto il mondo. Si creerà un polo dalle potenzialità molto più elevate di quanto si possa pensare, con un indotto enorme e una capacità di attrazione di altre multinazionali».

Si spieghi meglio.
«Parliamo di futura classe dirigente. Qui Apple impianterà il più grande centro europeo per App, che rappresentano il valore aggiunto delle tecnologie dell'informazione. Produrre cellulari e smartphone, come si fa in Cina, non crea valore. Il valore è nella testa dei programmatori di App, che produrranno sempre più fatturato per la multinazionale di Cupertino».

Dove sarà realizzato il centro?
«La Federico II ha già pronto il campus di San Giovanni a Teduccio nell'ex fabbrica Cirio. In teoria, il polo di Apple potrebbe avere bisogno di poco spazio per i suoi seicento informatici. In pratica, bisogna creare un vero e proprio ecosistema, che prevede alcune modalità di vivibilità differenti da quelle delle tradizionali aziende di software, come per esempio il polo Accenture al Centro direzionale».

Pensa a Bagnoli, che Renzi vuole valorizzare?
«Sì. Sto parlando con lei dal quarto piano di via Marconi. Il sole sta tramontando e io vedo Nisida, Ischia e Procida. Forse solo a San Francisco si gode un simile spettacolo. Cosa possono volere di più delle persone che hanno bisogno di un ambiente ideale per poter esprimere la loro creatività? Apple effettua un'attenta ricerca di siti dove poter impiantare modi nuovi di fare sviluppo e innovazione, come il campus a Cupertino. Mi aspetto quindi un ambiente non solo proporzionale al numero di ricercatori che ospiterà, ma con una qualità della vita all'altezza della loro creatività. Non credo sia un caso che la notizia coincida col ritrovato interesse su Bagnoli».

Lei ha parlato di ritorno di cervelli napoletani.
«Sì. È un'opportunità straordinaria per le giovani menti napoletane, eccellenti nella preparazione e primi ovunque in materia nel mondo. Abbiamo ingegneri informatici con dottorato all'Imperial College di Londra a insegnare telecomunicazioni, in Finlandia che progettano computer gaming e a San Diego che studiano le nuove frontiere del web. Moltissimi mi stanno chiamando da stamattina anche dall'Argentina, dalla Svezia, desiderosi di conoscere il progetto».

Ma chi torna sa che li aspetta un contesto comunque difficile.
«Spero che gli enti pubblici, Regione e Comune, si facciano parte attiva affinché questo investimento trovi terreno fertile e una semplicità di interazione con il territorio, altrimenti sarà una grandissima occasione sprecata. Bando ai protagonismi e alle invidie reciproche. Ognuno nelle proprie competenze deve rendere facile l'insediamento. La creatività napoletana è conosciuta in tutto il mondo e questa è la riprova».

Non crede che questo investimento rappresenti anche una contropartita nell'ambito del contenzioso con il fisco italiano risolto a fine 2015?
«Da fedele contribuente non credo sia una compensazione. La multinazionale considera il nostro Paese non più solo consumatore di tecnologia, ma un luogo dove poterla sviluppare. E quale posto migliore di Napoli, i cui studenti trovano nel 98-99% dei casi un posto in tre mesi e a tre anni dalla laurea sono tutti impiegati a tempo indeterminato con una retribuzione superiore alla media? Ora è difficile trovarli e il centro di Apple potrà far tornare i più bravi. Per noi è motivo di grande orgoglio».
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