Auto al rogo, si indaga sugli abusi al cimitero: il giallo delle nicchie nel Napoletano

Auto al rogo, si indaga sugli abusi al cimitero: il giallo delle nicchie nel Napoletano
di Francesco De Sio
Giovedì 31 Ottobre 2019, 13:19
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La pista giusta potrebbe portare dritti al cimitero. Non un'allusione sinistra, peraltro a poche ore dalla notte di Halloween, ma uno dei moventi al vaglio degli investigatori per il doppio rogo che lunedì notte ha incendiato le auto del consigliere comunale Ciro Russo. Vi avevamo raccontato ieri di come una delle denunce del leader di Liberamente San Giorgio avesse riguardato proprio presunti abusi edilizi all'interno del Camposanto: le successive indagini dei carabinieri portarono nell'aprile del 2018 all'arresto dell'imprenditore della ditta affidataria dei servizi cimiteriali, del suo capocantiere e di un colonnello della polizia mortuaria.

I LAVORI
Per i pm napoletani Manuela Persico e Ida Frongillo il sistema architettato dal trio avrebbe portato allo smantellamento di tre nicchie per ricavarne addirittura undici da rivendere poi al migliore offerente. Se il loro iter giudiziario risulta ancora in corso, è comunque certo che i destini dei tre abbiano preso da subito strade assai diverse. L'azienda che ha in gestione il cimitero prosegue infatti il suo lavoro malgrado le richieste di revoca dell'opposizione. Così come l'ufficiale dei caschi bianchi coinvolto nello scandalo, reintegrato a pieno titolo all'interno del comando di via Galdieri in attesa della pensione. Peggio è andata al dipendente, un 38enne del posto, che dopo l'arresto avrebbe attraversato un periodo piuttosto burrascoso: prima il licenziamento per giusta causa dal suo impiego cimiteriale con tanto di contenzioso in atto al tribunale del lavoro, poi la bomba carta che a maggio dello stesso anno ha distrutto l'ingresso del ristorante di via Don Morosini di cui è socio. Un evento, quest'ultimo, che avrebbe spinto gli altri due investitori a ritirare le proprie quote e gettato il locale sull'orlo del baratro finanziario.

I LEGAMI
Spese gestionali e legali difficilmente sostenibili per l'uomo che - raccontano in città - avrebbe rotto i rapporti con molti dei suoi amici «storici». Uno di questi sarebbe proprio il sindaco Giorgio Zinno, colpito anch'egli venti giorni fa da un raid incendiario di stampo intimidatorio che ne ha distrutto lo scooter parcheggiato sotto casa. A insospettire i poliziotti del commissariato di Ercolano-Portici, al lavoro sul caso della scorsa notte, una singolare coincidenza: il 38enne in questione sarebbe stato avvistato nel caf gestito da Russo proprio lunedì, circostanza che lo stesso consigliere avrebbe definito «insolita» visti i rapporti piuttosto freddi tra i due.

Per il momento - è bene sottolinearlo - gli inquirenti non hanno iscritto nomi al registro degli indagati, ma appare chiara la voglia di non trascurare nessun elemento, specie in un quadro tanto nebuloso da sfumare i confini tra politica e malavita locale. L'attività degli agenti, in attesa di spunti dai filmati delle telecamere di sorveglianza dei privati, mira comunque a scovare punti di contatto tra l'episodio di via Togliatti e quello occorso al primo cittadino la notte dell'11 ottobre. La questione cimiteriale appare ad oggi la pista più concreta da battere. Possibili alternative porterebbero indietro di cinque anni, in direzione di ipotetiche promesse elettorali non mantenute dal sindaco e dal consigliere più votato. Del resto lo stesso Zinno all'indomani del raid subito aveva parlato di un «mondo parallelo che guarda con attenzione alle dinamiche amministrative»; proprio lunedì invece Russo invitava sui social a «guardarsi alle spalle, perché il nemico colpisce da dietro». Allusioni che renderanno il consiglio comunale monotematico in programma il 14 novembre ricco di temi.
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