Auto rubate, elettronica per duplicare la chiave: cinque minuti per il furto con il tablet

Auto rubate, elettronica per duplicare la chiave: cinque minuti per il furto con il tablet
Venerdì 8 Aprile 2016, 08:25 - Ultimo agg. 08:32
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Cinque minuti. Basta il tempo di una sigaretta, minuto più o minuto meno, per rubare un'autovettura di grossa cilindrata da reimmettere sul mercato clandestino, bypassando o neutralizzando i sistemi di sicurezza elettronici. Un tempo bassissimo, ma relativo a una condizione particolare: stiamo parlando di malviventi super tecnologici, in possesso di arnesi che sono tutt'altro che comuni e che, soprattutto, possono essere utilizzati soltanto da specialisti. Nessuna manna dal cielo per ladri d'auto, ma una ennesima tecnica che le forze dell'ordine stanno tenendo d'occhio cercando fare luce sul tipo di organizzazione che si nasconde dietro il preziosissimo kit da scasso rinvenuto nel garage di una palazzina popolare.

Un affare capace di fruttare anche oltre ventimila euro per ogni automobile rubata e che, anche su questo aspetto si farà chiarezza, con ogni probabilità vede lo zampino indiretto della malavita locale, a cui pagare una fetta dei guadagni in cambio del supporto logistico e soprattutto del placet. Chi poteva contare su quel kit aveva bisogno di un tempo molto esiguo per portare via un'automobile e senza danneggiarla. Punto di partenza un jammer, per impedire che il segnale dal telecomando arrivi alle chiusure centralizzate. Una volta dentro, si collega il sistema elettronico a un notebook, su cui è stato caricato un software, in questo caso quello ufficiale del gruppo Volkswagen probabilmente rubato, e il programma fa il resto: la centralina viene decodificata e il ladro è in possesso del codice su cui modellare la chiave. Siamo nell'ambito dei computer crimes, i crimini informatici che fanno parte dei reati di recente introduzione. A questo punto la parte più difficile, che solo mani esperte riescono a portare a termine in tempi brevi: tramite rondelle e ingranaggi si modifica il passepartout usando il codice come mappa e ottenendo una chiave codificata con cui mettere in moto la vettura e allontanarsi.

Non è il solito modus operandi che viene utilizzato comunemente e solitamente per i furti delle utilitarie o delle vetture più commerciali, in cui l'azione sulla centralina si limita a un reset per poi utilizzare una chiave già a disposizione: in questo caso viene creato un doppione funzionale e il sistema elettrico della vettura non viene danneggiato. Un lavoro da esperti, che al fronte di un consistente investimento iniziale, pari a diverse migliaia di euro, e con i giusti contatti nell'ambito della ricettazione, può portare ai malviventi un guadagno notevole rivendendo le vetture rubate. Si tratta, ritengono i militari, presumibilmente di furti su commissione o finalizzati alla vendita all'estero, poco probabile che venga usato un sistema del genere per un «cavallo di ritorno»: troppo basso il guadagno, molti di più i rischi.

Non è il caso di fare allarmismi, vista la peculiarità della tecnica e della maestria necessaria per utilizzarla, ma gli antifurti elettronici, che pure sono essenziali e sventano molti raid, possono rivelarsi insufficienti di fronte a un ladro adeguatamente attrezzato. Oltre ad evitare di parcheggiare in aree poco trafficate, facendo attenzione a chi si avvicina alla vettura mentre la si sta chiudendo e ovviamente non consegnando le chiavi ad abusivi, è preferibile dotarsi anche di misure di sicurezza di tipo meccanico, come i bloccapedali, i meccanismi installati sul cambio o sulla canna dello sterzo: un deterrente in quanto il malintenzionato impiegherebbe troppo tempo, esponendosi a rischi maggiori.

n.f.

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