Auto taroccate, l’evasione
sull’asse Napoli-Bulgaria

Auto taroccate, l’evasione sull’asse Napoli-Bulgaria
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 28 Agosto 2016, 19:53
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Non bastavano le truffe sulle carte di circolazione, le targhe e i telai «clonati». E nemmeno i falsi incidenti, con relative frodi ai danni delle assicurazioni. Adesso arrivano pure le auto e i motocicli «pezzottati» made in Bulgaria. Napoli si conferma la capitale degli escamotages architettati per circolare in strada a bordo di mezzi fuorilegge: il dato emerge da una complessa indagine dei carabinieri del comando provinciale diretto dal generale Antonio de Vita, che ha consentito di accertare che tantissimi veicoli, dopo essere stati falsamente rottamati continuavano invece a circolare su tutto il territorio nazionale con targhe e documenti esteri contraffatti o, in alcuni casi, addirittura rubati.

A scoprire il malaffare sono stati i militari del nucleo Radiomobile agli ordini del maggiore Alessandro Dominici. Per mesi gli investigatori hanno concentrato la loro attenzione sui veicoli con targhe di Paesi dell’Est Europa, in particolare Bulgaria, Romania, Polonia e Ucraina. La globalizzazione, si sa, porta integrazione e progresso per tutti, ma questa volta c’è voluto poco a smascherare l’imbroglio.

Gli oltre 1400 controlli alla circolazione stradale effettuati in strada dai carabinieri hanno consentito di accertare che tanti veicoli, una volta dichiarati «cessati dalla circolazione per l’esportazione all’estero» o rottamati dai precedenti proprietari di nazionalità italiana, continuavano in realtà a muoversi. Come A moto e auto venivano applicate targhe estere rubate, e ai loro conducenti venivano garantiti documenti di accompagnamento falsificati.

Arresti e denunce. Incrociando migliaia di dati informativi provenienti dal Pra - il pubblico registro automobilistico - di Napoli con quelli dell’Ufficio centrale italiano per le assicurazioni internazionali e dell’Interpol sono venute fuori le magagne. I risultati investigativi non lasciano dubbi sulla portata di una truffa colossale: in un paio di anni i carabinieri hanno scoperto 1277 violazioni penali, arrestando 28 persone e denunciandone altre 471 (tutti cittadini stranieri) con le accuse di ricettazione, riciclaggio, falso, contrabbando, soppressione di targhe, violazione degli obblighi di custodia. Oltre un centinaio dei conducenti denunciati sono risultati anche in stato di clandestinità.
I trucchi. In alcuni casi i veicoli stranieri vedevano al volante cittadini italiani che, attraverso lo stratagemma della cessazione del veicolo per esportazione ed una falsa re-immatricolazione in uno Stato straniero continuavano a circolare su tutto il territorio nazionale aggirando le normative tributarie: dalla tassa di possesso sull’auto o moto all’obbligo assicurativo RCA attraverso il ricorso a compagnie assicurative straniere risultate poi esistenti solo sulla carta.

Ma i profili penali e amministrativi che quest’ultima indagine dei carabinieri schiude sono tanti. Gli accertamenti dei militari del Radiomobile hanno permesso di accertare anche l’elusione sistematica del regime doganale della cosiddetta «temporanea importazione», previsto da una legge del 1995 che ratifica la Convenzione di Istanbul del giugno ‘90, e il mancato versamento di dazi allo Stato italiano per un totale di oltre un milione di euro.

Gli sviluppi. L’inchiesta non è affatto conclusa. Anzi. Archiviata la fase degli accertamenti, resta da capire chi e come ha gestito questo lucroso traffico. Il sospetto è che esista una vera e propria centrale criminale sull’asse Napoli-Bulgaria capace di gestire soprattutto la copertura dei falsi documenti di accompagnamento dei veicoli. L’ipotesi è suffragata dal fatto che le auto e le moto finite nel mirino degli investigatori si trovavano quasi sempre in regime di temporanea importazione: circolavano cioè con targhe straniere recanti i timbri impressi dal collaterale istituto poligrafico. Dai controlli emergeva invece che quegli stessi veicoli non venivano dall’Est europeo, ma erano stati venduti ed immatricolati qui in Italia. E a confermare l’effettiva falsità dei documenti di circolazione ci hanno pensato gli esami degli esperti del reparto scientifico dell’Arma, con l’utilizzo della «lampada di Wood».

L’organizzazione. Ma chi può nascondersi dietro il gruppo che gestisce questo lucroso traffico di documenti falsi? Difficile dirlo, al momento. Gli atti dell’indagine però un’indicazione chiara la danno. Basta scorrere l’elenco dei denunciati dai carabinieri per farsi un’idea. E qui arriva la sorpresa: perché, a fronte del numero più alto di targhe e carte di circolazione sequestrate, che sono quelle bulgare e romene, la lista dei soggetti arrestati o denunciati vede in testa soggetti di nazionalità ucraina: nel 2009 ne vennero scoperti 50, 74 l’anno successivo, 65 nel 2011, 52 nel 2012 e dieci nel 2013. A seguire i romeni e i serbi, ma anche moldavi, albanesi russi e persino marocchini, georgiani, kazaki, algerini, pakistani e lituani.

Quadro allarmante. La verità resta sempre la stessa. E cioè che Napoli si conferma il crocevia di un vasto traffico di illeciti che si concentrano sulla circolazione di auto e moto. Se fino a qualche anno fa il capoluogo campano era l’epicentro del grande imbroglio connesso ai sinistri e alle truffe alle assicurazioni oggi l’orizzonte sembra delineare nuovi scenari, ugualmente allarmanti. Si viaggia a una media di centinaia di denunce al mese: sono automobilisti che dichiarano di non essere mai stati nel luogo dove gli è stata elevata la contravvenzione, certi, quindi, di essere incappati nell’ennesimo caso di targa clonata.

Il grosso dei ricorsi riguarda, neanche a dirlo, proprio Napoli, dove - questo indicano le statistiche - si concentrerebbe il maggior numero di truffatori. 
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