Baretti a Chiaia, la sequenza choc: «Dopo la sparatoria mangiammo un panino»

Baretti a Chiaia, la sequenza choc: «Dopo la sparatoria mangiammo un panino»
di Viviana Lanza
Lunedì 18 Dicembre 2017, 22:51 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 06:55
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«Dopo i fatti ci siamo incontrati a Fuorigrotta, subito dopo la galleria, e ci siamo fatti un panino nella paninoteca Just Just. Abbiamo atteso il nostro turno per il panino e nel frattempo abbiamo commentato quello che era successo». Lo ha raccontato agli inquirenti uno dei giovani che la notte del 19 novembre scorso era nella zona dei baretti a Chiaia e rimase anche ferito durante la rissa («Perdevo sangue dall’addome, due ferite sotto l’ombelico e all’altezza del gluteo») ma evitò di andare in ospedale: «Ho ritenuto di non farmi refertare». La sua versione è tra quelle contenute in un’informativa della polizia agli atti dell’inchiesta. E non è l’unica novità. Il Riesame ha lasciato in cella Giuseppe Troncone, il 20enne accusato di tentato omicidio per aver aperto il fuoco sulla folla della movida, durante la rissa, con un’arma detenuta illegalmente, e dalle indagini spunta un video che riprende la fuga, dalla zona dei baretti verso l’area flegrea, di uno dei presunti pistoleri con un complice. 
Partiamo dal video. È una breve sequenza, poche immagini che imprimono nella memoria delle telecamere, presenti al varco di San Pasquale a Chiaia e a quello della Torretta, il passaggio di una moto bianca. Si tratta di una moto Benelli proprio come quella descritta agli inquirenti da un testimone giovanissimo, appena quindicenne, che era tra i presenti nel luogo della rissa. Il testimone è parente di uno dei giovani che per primi sarebbero venuti alle mani, i suoi amici sono di San Giovanni a Teduccio: «La lite passò subito alle vie di fatto con un ragazzo che era appena sopraggiunto nel vicolo e le comitive di entrambi i contendenti intervennero a dare man forte scatenando una rissa che coinvolgeva almeno una ventina di persone» ha raccontato.

 

«Posso dire con certezza che raggiunsero la zona dei baretti in sella a moto e con certezza posso dire che una era una Benelli 302 di colore bianco. I giovani a bordo non indossavano il casco» ha aggiunto a proposito del gruppo che affrontò quello dei suoi amici. «Due ragazzi che facevano parte di quel gruppo, a me sconosciuti, estrassero delle pistole e iniziarono a sparare... Dopo la rissa e la sparatoria udii commenti di giovani sul posto che identificavano gli sparatori come gente della zona flegrea, più precisamente puteolani. Il gruppo era composto da almeno dieci giovani di età apparente tra i 14 e i 18 anni». Il testimone ha anche dato agli inquirenti un identikit dei due armati: «Uno apparentemente maggiorenne, capelli scuri rasati ai lati e con la cresta centrale, snello, alto circa un metro e 80, con jeans e giacchettino grigio, nessun segno particolare; l’altro alto circa un metro e 70, età 14/15 anni, robusto, con berretto da baseball scuro, occhiali da vista, jeans e giubbino scuro. Quest’ultimo ha materialmente dato inizio alla rissa - secondo la versione del testimone minorenne che, come le altre, è al vaglio degli inquirenti - Poi sono intervenuti i suoi amici e, siccome stavano avendo la peggio, il ragazzo basso e robusto ha estratto una pistola dalla cintola dei pantaloni e ha iniziato a sparare ad altezza uomo, dato che non colpiva nessuno intuivo che la pistola fosse a salve. A quel punto il soggetto alto e con la cresta ha estratto la pistola e ha iniziato a sparare colpendo varie persone». Il passaggio della moto bianca è stato intercettato dal sistema di videosorveglianza presente in strada nel tratto da San Pasquale alla Torretta e da lì gli investigatori sono risaliti al proprietario e a chi avrebbe utilizzato il mezzo la notte della rissa secondo testimoni, trovando in casa dei ragazzi in questione abiti sporchi di sangue. Per la difesa di Troncone tutto ciò rappresenterebbe una traccia alternativa, nella ricostruzione di ruoli e dinamica di quella notte di violenza, rispetto a quella che vede il 20enne di Fuorigrotta armato tra la folla della movida. Versioni a confronto. L’inchiesta sulla notte di sangue prosegue a ritmo serrato. Con la decisione dei giudici della decima sezione del Riesame di lasciare in cella, nel carcere di Poggioreale, Giuseppe Troncone, la tesi della Procura (pm Antonella Fratello e Celeste Carrano) fa uno step in avanti. La difesa (avocati Antonio Abet e Giuseppe Perfetto) è pronta al ricorso in Cassazione perché ritiene che ci siano argomenti in fatto e in diritto da sottoporre ai giudici. Si vedrà. Intanto dalle testimonianze messe insieme dagli inquirenti vengono fuori i ricordi di chi alle tre di notte era tra via Carlo Poerio e via Bisignano a bere e chiacchierare fino a quando, «all’improvviso», si scatenò il panico, fra scazzottate e colpi di pistola. Per finire, poi, chi in ospedale, chi in fuga e chi a mangiare un panino, nonostante le ferite e il sangue, nonostante tutto.
 

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