Nei luoghi di movida coi residenti
«La nostra vita? Un vero inferno»

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«Siamo costretti a vivere barricati in casa per cercare di dormire e sfuggire al caos». Con queste parole i «prigionieri della movida notturna» in Via Angelo Falcone, piazza Bellini, piazza Bagnoli e via Bisignano, lamentano le loro condizioni di vita. Locali e discoteche infatti, rendono impossibile il riposo notturno che ormai per i cittadini è diventato un vero lusso.

«Iniziano introno alle 23 e proseguono per tutta la notte», commenta Annamaria Durso del comitato Bagnoli per vivibilità. «Siamo sempre con l'ansia ogni volta che rientriamo in casa e ormai soffriamo di insonnia. Tremano i pavimenti ed i vetri delle finestre. È un vero terremoto e le cose non sembrano cambiare, nonostante le nostre denunce e i nostri esposti». La musica alta, ben oltre i venti decibel rispetto ai limiti prescritti dalla legge - come rilevato dalle strumentazioni fonometriche - rende difficile ogni cosa. "«I dispositivi di insonorizzazione non esistono e spesso, in casa, non riusciamo neanche a parlare tra di noi».

Nelle diverse aree della movida, nel corso degli anni, si sono costituiti diversi comitati cittadini che ancora adesso "combattono" per la tutela personale e del territorio. «Noi non siamo deboli, non invochiamo aiuto. Chiediamo solo il sacrosanto rispetto delle regole», dichiara Mauro Boccassini, presidente del comitato residenti Aniello Falcone. «È assurdo sentire vibrare gli infissi e lo stesso letto su cui si cerca di dormire. Non c'è niente di peggio. Andremo avanti sino alla fine. Prima o poi dovranno darci delle risposte. Ormai tra ragazzi ubriachi e baby gang anche noi siamo esposti a pericoli costanti, come pestaggi ed aggressioni».

Tra il centro storico, Bagnoli, il Vomero e il quartiere di Chiaia insomma, le lotte dei residenti continuano. «Non possiamo continuare a vivere in questo modo. Abbiamo in mente molte azioni di protesta che porteremo avanti sia in strada che nelle opportune sedi comunali. Il sindaco e le istituzioni cittadine dovranno ascoltarci».

di Oscar De Simone e Andrea Ruberto