Beffa Deiulemar: mini-rimborsi
pieni di errori, rabbia dei creditori

Beffa Deiulemar: mini-rimborsi pieni di errori, rabbia dei creditori
di Teresa Iacomino
Mercoledì 7 Settembre 2016, 13:02
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TORRE DEL GRECO. Un'attesa lunga più di quattro anni e mezzo per ricevere appena l'uno per cento di quanto dovuto e scoprire che sull'assegno circolare manca il cognome, che il codice fiscale non è corretto e gli importi sono sbagliati. È il nuovo capitolo del tormentato fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione, la società nella quale quasi 13mila persone hanno investito oltre 720 milioni.

Il rimborso è quello irrisorio spettante a ognuno dei risparmiatori «gabbati» del gruppo armatoriale, atteso dal maggio 2012, quando il tribunale di Torre Annunziata dichiarò il default della Deiulemar, cancellando le speranze per i creditori di riavere i loro risparmi; speranze che del resto si era già spente dal 16 gennaio dello stesso anno, quando gli uffici di via Veneto furono presi d'assalto da centinaia di obbligazionisti che chiedevano invano la restituzione dei loro soldi.

Ora i primi assegni sono arrivati: 10 euro per ogni mille investiti. Nulla. Ma moltiplicati per 13mila creditori, i numeri sono consistenti. Non a caso, di questi possibili rimborsi si parla da quasi un anno. Era lo scorso ottobre quando la curatela fallimentare (composta da Giorgio Costantino, Antonella De Luca e Vincenzo Masciello), pressata dalla richieste degli obbligazionisti e del comitato dei creditori, trova in cassa i fondi necessari per dare un piccolo «obolo» a ognuno degli investitori beffati. All'epoca di parlava di uno 0,6%, salito poi all'1 per cento con successive verifiche. «Arriveranno prima di Natale» diceva il più fiducioso dei componenti delle associazioni degli obbligazionisti.

Ma a Natale come a Pasqua i soldi non sono arrivati: il problema era individuare le procedure giuste. La curatela creò allora una piattaforma mediatica con la quale chiedere a ogni obbligazionisti un conto corrente e l'Iban per gli accrediti. Scoprendo però che molti anziani non indicano il loro conto ma quello di un congiunto. Una procedura ritenuta non appropriata dai curatori, in quanto non c'è certezza che si soddisfi la legittima aspettativa di ogni obbligazionista. Si ricorre allora agli assegni circolari e, per stamparli e spedirli, passa quasi tutta l'estate. Fino a oggi, con i titoli arrivati ma pieni di errori.

«Personalmente ho aperto dieci assegni dei quasi 1.500 recapitati ai miei assistiti spiega l'avvocato Antonio Cardella, rappresentante dell'Unione nazionale consumatori e la sorpresa è stata trovarne la metà con nominativi sbagliati, qualcuno perfino senza il cognome». Ma le lamentele riguardano anche codici fiscali e importi non corretti. E ora? «Occorrerà rimandare indietro gli assegni - prosegue Cardella - pagando anche le spese di raccomandata. È vero, in una procedura così complessa l'errore ci può stare, ma aver preso tutto questo tempo doveva servire a evitare il caos. Senza contare i costi aggiuntivi: a me sono arrivate quasi 1.500 raccomandate quando sarebbe bastato un solo plico, con un risparmio nelle spese di spedizione. Avevo, e non solo io, consigliato di puntare a distribuire gli assegni in un luogo pubblico, come avviene ad esempio per gli scrutatori dopo le elezioni, ovviamente frazionando gli aventi diritto in più giorni grazie all'ordine alfabetico».

Per chi non avesse problemi col proprio assegno, i costi di raccomandata però sono comunque da mettere in conto. Ogni obbligazionista, infatti, ha ricevuto insieme all'assegno una comunicazione dai tre curatori fallimentari in cui si richiede l'Iban per i possessori di conto corrente o di indicare se eventuali altri riparti saranno sempre pagati con assegno circolare. Come rispondere a questa comunicazione? «Non con pec conclude Cardella come pure era stato detto in precedenza, ma con raccomandata».
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