Circum, da Baiano a Napoli
«Noi ostaggi in carrozzella»

Circum, da Baiano a Napoli «Noi ostaggi in carrozzella»
di Francesco Gravetti
Venerdì 23 Settembre 2016, 11:06 - Ultimo agg. 19:17
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Assunta, Giovanni, Antonio e Raffaele arrivano puntuali all'appuntamento: ore 11 alla stazione di Baiano. I primi tre sono su una sedia a rotelle, Raffaele ha un apparecchio acustico: sono persone con disabilità che rivendicano il loro diritto a viaggiare, a prendere il treno come migliaia di persone ogni giorno. Hanno deciso di raggiungere Napoli in Circumvesuviana, per raccontare disagi e far vedere le barriere architettoniche della rete ferroviaria più importante della Campania. Lo fanno in rappresentanza di due associazioni, la Uildm (Unione italian lotta alla distrofia muscolare) e la Fiadda (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti delle persone Audiolese).

Ma non è una denuncia nel vuoto, la loro: c'è chi li ascolta e prende appunti. L'Eav, infatti, ha mandato due funzionari: l'ingegnere Giuseppe Piccolo, che si occupa della manutenzione dei fabbricati, e Anna Sammarruco, che dal primo settembre è la disability manager dell'azienda dei trasporti, colei che ha il compito di rendere la vita più facile alle persone con disabilità. Il treno parte, puntuale e quasi vuoto, alla volta di Napoli, attraverso la linea per Nola. E i problemi, per i tre in carrozzella, si presentano subito: il dislivello tra la banchina e il bordo del treno è un ostacolo duro, superarlo da soli è impossibile.

Ci vogliono due, tre persone: c'è da alzare la sedia a rotelle e accompagnarla dentro. Accade abbastanza spesso, lungo la linea per Nola, ma anche sulle altre linee c'è la stessa difficoltà. A Baiano due giovani si rendono subito disponibili a dare una mano, poi c'è il capotreno, avvisato per tempo. L'avviso preventivo è essenziale se hai una disabilità e vuoi viaggiare in Circumvesuviana: il giorno prima chiami l'Urp oppure invii una email, spieghi da quale stazione sali e dove vuoi scendere, indichi l'orario e i problemi si riducono.

Il personale Eav, se sa che c'è un disabile a bordo, si mette a disposizione: aiuta a salire e scendere, gli fa spazio tra gli altri passeggeri. Non solo: avvisare della propria presenza sul treno consente a quelli dell'Eav di programmare la discesa sul binario accessibile. Non tutti i lati delle stazioni sono prive di barriere architettoniche. Quelle con due o più binari possono contare su un solo lato accessibile. A quel punto la persona con disabilità è costretta a scendere alla fermata successiva e a prendere il treno che fa la corsa inversa, per poter così scendere dal lato giusto, quello che consente di uscire dalla stazione attraverso uno scivolo. Accade anche in stazioni che solitamente sono meta di turisti, come quella di Villa dei Misteri, sulla linea Torre Annunziata Pompei.
«Una delle prime cose da fare è creare una pagina sul sito internet dell'Eav totalmente dedicata alle disabilità. In questo momento le informazioni sono sparpagliate sul portale web, vanno raccolte e rese più fruibili», dice Sammarruco. A Marigliano sale una donna, vede i tre sulla sedia a rotelle e chiede: «Come avete fatto a salire? Io mio marito qui non riesco a portarlo». Ma Giovanni, Antonio e Assunta sono esperti, sanno che alcune stazioni sono inaccessibili. Quelle impresenziate, per esempio, sono assolutamente off limits: Brusciano, Marigliano e altre ancora.

Se non c'è personale l'ascensore non può funzionare. A Pomigliano il personale c'è, ma non tutti i dipendenti hanno fatto il corso per manovrare l'ascensore. Quelli assorbiti dall'Eavbus, per esempio, devono ancora aggiornarsi: una volta Giovanni ne ha incontrato uno e non ha potuto salire in ascensore. Anna Sammarruco e Giuseppe Piccolo ascoltano e prendono appunti: «Alcuni problemi sono risolvibili in tempi ragionevoli, per altri ci vuole tempo, ma istituiremo un tavolo permanente con le associazioni per discutere di tutto e trovare soluzioni».

Le attenzioni delle associazioni rappresentate da Giovanni, Antonio e Assunta (coordinate dalla Fish, Federazione Per Il Superamento Dell'Handicap) sono, comunque, tutte concentrate sulla fermata di piazza Garibaldi. La stazione che ti fa prigioniero, la gabbia di chi ha una disabilità. Scendere su una banchina di piazza Garibaldi, infatti, vuol dire rimanerci. Senza via d'uscita. Ci sono solo scale: normali o mobili. Niente ascensori. Eppure dalla Circum di piazza Garibaldi si raggiungono i binari della Ferrovia dello Stato, la metropolitana, il piazzale degli autobus. Tutto off limits.

Quelli della Uildm hanno incaricato un architetto che, in maniera del tutto volontaria, ha progettato un'alternativa: un ascensore che porti la persona sulla sedia a rotelle verso l'uscita di via Galileo Ferraris. In Eav hanno già recepito l'idea e stanno studiando il modo per attuarla. Chi conosce il problema di piazza Garibaldi, ovviamente, lo evita ma un viaggiatore occasionale o un turista sulla sedia a rotelle rischia davvero di rimanere bloccato in pensilina, senza scampo. La disabilità, poi, non è solo fisica, è anche sensoriale: Raffaele Puzio è sordo e racconta che qualsiasi avviso acustico lui non riesce a sentirlo. Treni soppressi o variazioni di orario: lui è tagliato fuori. Anche Raffaele indica un'alternativa: una app, con una sorta di chat tramite la quale il non udente può dialogare con un rappresentante dell'Eav ed apprendere tutte le informazioni. «Non siamo qua per dare fastidio, noi vogliamo l'inclusione. Se dialoghiamo, riusciamo a trovare la strada giusta per abbattere tutte le barriere», dicono i quattro dopo il viaggio. Lungo, faticoso ma utile.