I bonus non bastano, professionisti in agonia a Napoli: «Da mesi senza lavoro»

I bonus non bastano, professionisti in agonia a Napoli: «Da mesi senza lavoro»
di Valerio Iuliano
Giovedì 28 Maggio 2020, 11:00
4 Minuti di Lettura

L'emergenza sanitaria ha ridotto al lumicino l'attività dei liberi professionisti. Per un numero impressionante di avvocati, ingegneri, architetti, il lockdown ha determinato una crisi devastante. E l'uscita dal tunnel sarà molto difficile, soprattutto in Campania. Il bonus regionale di 1000 euro a fondo perduto, e quello di 600 erogato dalle Casse previdenziali private nel mese di marzo, appaiono complessivamente insufficienti ad arginare il vertiginoso calo dei fatturati. Peraltro a oltre 17mila professionisti il bonus non è ancora arrivato. Nel 2019 - secondo i dati dell'Adepp, l'associazione degli enti di previdenza privata - il reddito medio lordo dei professionisti campani ammontava a meno di 25mila euro annui: per il 2020 si prevede un netto calo.

LEGGI ANCHE Istat: 385 mila occupati in meno 

Ecco gli avvocati: «C'è stato un blocco totale dell'attività, sia giudiziaria che extragiudiziaria - spiega il presidente dell'Ordine, Antonio Tafuri - In un Paese che si sta avviando verso la ripresa, la giustizia stenta a decollare per una scarsissima attenzione da parte dello Stato. Non ci sono agevolazioni per la ripartenza dell'attività giudiziaria e le prime vittime sono gli avvocati, oltre ai cittadini e alle imprese. Possiamo contare solo sull'attività che svolgiamo quotidianamente. I bonus sono misure che vanno bene. Tuttavia, gli avvocati non si aspettano assistenza ma vorrebbero tornare a lavorare».

LEGGI ANCHE Recovery Fund, ecco come l'Italia dovrà spendere i soldi 

Anche per gli ingegneri - che contano circa 2mila700 lavoratori autonomi, iscritti alla cassa di previdenza di categoria - la situazione è sostanzialmente identica. «Da marzo in poi, si è verificato - sottolinea il presidente dell'Ordine, Edoardo Cosenza - un calo enorme. Il rallentamento ha riguardato anzitutto le attività che prevedono autorizzazioni statali, o da parte di altri enti, solo su moduli cartacei. Mi riferisco, ad esempio, agli uffici comunali, alle Soprintendenze, al Genio Civile regionale o ancora al Provveditorato alle Opere Pubbliche. Tutti questi enti hanno un grado di informatizzazione bassissimo. E la mancata informatizzazione è un problema gravissimo di questo Paese. Da docente universitario, so bene che negli atenei l'attività non si è fermata per un solo giorno, grazie alla digitalizzazione. Invece, dove ci sono solo le richieste fatte su carta dai tecnici, si è bloccato tutto. Molti studi professionali hanno dovuto rallentare e i tanti ingegneri che guadagnano solo del lavoro prodotto ogni giorno ne stanno risentendo». La pandemia ha prodotto la chiusura di molti cantieri, che ora sono ripartiti, pur tra mille difficoltà. Ma nuove commesse non se ne vedono.
 


Le conseguenze della crisi per tutti i professionisti autonomi, che in Campania sono circa 150mila, sono perfino più tangibili per i commercialisti, che si trovano a fare i conti con le difficoltà della loro categoria e, indirettamente, con quelle delle altre. «Gli effetti sulle professioni sostiene Vincenzo Moretta, presidente dei dottori commercialisti di Napoli - sono rilevanti se si considera il significativo calo di fatturato. Nell'immaginario collettivo i professionisti sono stati visti come privilegiati immuni dagli effetti della gravissima emergenza, sanitaria e poi economica. Ma non è così. Le professioni sono state pesantemente colpite dalla congiuntura economica. Con l'aggravante che alcune attività, tra cui la nostra, che hanno enormemente sostenuto il comparto economico, accompagnando le imprese ed i cittadini nell'applicazione delle misure emanate dai decreti del governo e delle regioni, pur restando in attività durante il lockdown, non avranno la giusta remunerazione per le prestazioni effettuate. Molti studi chiuderanno, altri a fatica cercheranno di riprendere mercato».

LEGGI ANCHE Mercato dell'auto, la Cina va all'assalto 

E per gli architetti se «il Post-Covid 19 può rappresentare una gigantesca opportunità verso il cambiamento», questa opportunità appare rallentata da una «macchina economica in difficoltà. Tale condizione - spiega il consigliere dell'Ordine, Concetta Marrazzo - si riverbera principalmente sul lavoro dell'architetto: le tante attività commerciali ancora chiuse, il mondo della ristorazione in forte calo, e il settore turistico con un futuro ancora incerto, hanno determinato un rallentamento e in taluni casi un arresto dell'attività degli studi di architettura senza precedenti». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA