Per il «Boss delle cerimonie»
funerale da re, i preti: ha regalato sogni

Per il «Boss delle cerimonie» funerale da re, i preti: ha regalato sogni
di Raffaella R. Ferré
Sabato 3 Dicembre 2016, 11:25 - Ultimo agg. 11:41
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Sant'Antonio Abate. I cancelli della Sonrisa, nella giornata di ieri, erano aperti. Questa è una premessa necessaria ai funerali di Tobia Antonio Polese, meglio conosciuto come Don Antonio, meglio ancora come «Il Boss delle Cerimonie». Cancelli aperti, dunque, ma non per accogliere novelli sposi, bambini alla Prima Comunione, giovani al traguardo dei diciott'anni. Nessuna festa, ma un feretro aperto come da usanze campane e il saluto sommesso di parenti, amici, concittadini, semplici sconosciuti, interrotto solo da applausi e dal Silenzio intonato da una tromba.
 


Il cortile del «Castello», conosciuto ormai non solo a livello locale grazie al docu-reality di Real Time esportato anche sul mercato anglofono con il titolo «My crazy Italian wedding», ha ospitato le spoglie del suo stesso creatore: una sorta di rilettura di «Citizen Kane» insomma, con la stampa che accorre da ogni dove per documentare quello che si è rivelato essere un evento che ha coinvolto e visto la partecipazione di migliaia di persone, l'intero paese di Sant'Antonio Abate, provincia di Napoli. La notizia della morte di Don Antonio a causa di patologie cardiorespiratorie che già da tempo ne minavano la salute ha fatto il giro del mondo. Sulla sua figura e la sua storia nonché sulla sua creatura, il ristorante-albergo la Sonrisa e sulla sua carriera di imprenditore, ci sono delle ombre, alcune anche recenti: l'ultima vicissitudine giudiziaria, in ordine di tempo, è la confisca dello stesso complesso ricettivo. «Credo che il suo cuore abbia avuto un sobbalzo anche per questo dice Gaetano Davide, uno dei suoi più stretti collaboratori, noto anche al pubblico televisivo -. È una realtà che esiste continua - ma ciò non toglie che c'è ancora molto di cui parlare, non è definito ancora niente. Sì, c'è una sentenza che è arrivata, ma ce ne saranno ancora tante altre per poter arrivare ad un punto. Noi, fino ad allora, continueremo a fare quello che era il sogno di Don Antonio: trattare tutte le persone che arrivano alla Sonrisa da re perché, come diceva lui, qui non ospitiamo solo lord ma trattiamo tutti da re. E questo oggi si può vedere: qui ci sono tanti re, e stanno andando dietro a Don Antonio».

Ha ragione: a seguire il feretro nei circa tre chilometri di corteo funebre aperto da ben 6 carri strapieni di corone e cuscini di fiori omaggi arrivati da ogni dove e da tantissimi personaggi famosi, dallo chef stellato Antonino Cannavacciuolo a Gigi D'Alessio, da Discovery e Realtime a Francesca Pascale, compagna dell'ex premier Silvio Berlusconi - sono in migliaia. Tra loro non solo i parenti che anche noi abbiamo imparato a conoscere dallo schermo, non solo i vip più o meno noti anche fuori dalla Campania, non solo gli esponenti politici, ma e ancora una volta a farlo notare è Gaetano Davide le maestranze del «Castello»: «Qui ci sono 25 anni di personale: non so chi oggi può dire di avere dei collaboratori capaci di stringersi in un giorno del genere, tornare apposta per salutare un datore di lavoro, credo pochi». Anche padre Pellegrino dall'altare della chiesa cittadina ha parlato di un uomo «chiamato boss, don o zio» ma sempre «umile, anche quando ha raggiunto il successo» e dai grandi carismi: «Quello dell'accoglienza e della bontà, della capacità di regalare sogni. Erano effimeri? Lasciamolo giudicare al Signore».
 
 

«Un uomo speciale dunque specialissimo», come dice la figlia Imma, provata ma in apertura del corteo funebre accanto a suo marito, Matteo Giordano, e al giovane Antonio. E mentre tutto questo accadeva, mentre il corteo avanzava con la gente affacciata ai balconi e la protezione civile ad occuparsi della fiumana di persone che riempivano la strada, mentre la chiesa si riempiva e così il sagrato, lo spazio antistante e infine l'intera piazza della Libertà, mentre altri applausi salivano al cielo e tantissime persone partecipavano ad una mestizia social, virtuale, ma non per questo meno importante, tantissimi altri partecipavano a un'altra cerimonia, stavolta non religiosa ma paganissima: la maratona tv delle 4 stagioni de «Il Boss delle Cerimonie» in onda su Real Time dal primo pomeriggio a ora di cena e di nuovo, in tarda serata, seguita a «a zuffunne, a beverune». E siamo sicuri che quest'uomo, boss nel senso americano del termine -il capo, il maestro, capace di organizzarti il matrimonio «ca fa parla a gente e tutta a città» - avrebbe salutato tutti, ancora una volta, augurandoci «cento anni, sempre in buona salute. Come il tuo cuore desidera».
 

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