Camorra e appalti: rompe il silenzio il messaggero del clan

Camorra e appalti: rompe il silenzio il messaggero del clan
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 8 Maggio 2017, 00:00 - Ultimo agg. 08:24
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Ha rotto il silenzio che durava da quasi due anni, da quando cioé venne arrestato come presunto «ambasciatore» del clan Caiazzo del Vomero. Ha accettato di parlare, di confrontarsi con gli inquirenti e ha messo la firma sotto alcune pagine di verbali frutto di ben due interrogatori investigativi. Materiale top secret che porta la firma di Vittorio Trupiano, penalista di lungo corso un anno fa condannato a dodici anni di reclusione per concorso esterno in associazione camorristica. Nell’ultimo mese Trupiano è stato ascoltato due volte dal pm Antonella Serio, magistrato in forza al pool anticamorra del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, offrendo una serie di ricostruzioni che sono doverosamente al vaglio degli stessi inquirenti.

Possibili ammissioni - sembra di capire - in uno scenario alimentato dalla volontà dell’avvocato di chiarire una serie di punti che lo hanno visto finire in cella, sotto il peso di accuse da brividi. Avrebbe fatto da «nuncius» (espressione degli stessi inquirenti) tra il boss Antonio Caiazzo e il suo seguito criminale, almeno secondo quanto emerso da intercettazioni ambientali e filmati acquisiti nella cella in cui si stava svolgendo il colloquio tra il boss al 41 bis e lo stesso avvocato. 

Ricordate quelle scene e quelle parole finite agli atti? In ballo c’erano logiche di spartizione del racket sulla pulizia in alcuni ospedali dell’area collinare, in una contrapposizione tra i Caiazzo del Vomero e i Lo Russo di Miano. 
Nel faccia a faccia con il detenuto al 41bis - sostengono gli inquirenti - Caiazzo avrebbe mostrato la mano a mo’ di pistola, con indice e pollice in bella evidenza. Poi, viene indicata l’adozione di un linguaggio criptico, in cui l’avvocato si sarebbe assunto l’onere di mandare qualcuno al cospetto di un esponente del clan Lo Russo per respingere le condizioni imposte dal gruppo di Miano. Una «trattativa delicata» - si legge agli atti - nel corso della quale ognuno avrebbe avuto un ruolo: Trupiano avrebbe così assunto la veste di presunto «nuncius» o «ambasciatore» del clan Caiazzo. Una «trattativa» aperta dalla richiesta avanzata da Giulio De Angioetti, emissario del clan Lo Russo (finito poi in cella per altre inchieste) che avrebbe visto protagonista proprio l’avvocato Trupiano. 


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