Camorra, summit in Procura: le faide ai raggi X

Camorra, summit in Procura: le faide ai raggi X
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 6 Febbraio 2016, 08:54
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Cinque morti ammazzati in meno di due mesi. Senza contare la serie di agguati, ferimenti, «stese» di motociclette che imperversano giorno e notte con a bordo uomini armati, e raid intimidatori. Nella sola giornata di giovedì la camorra è tornata a farsi viva massacrando a Napoli in meno di dodici ore due giovani, al Rione don Guanella e a Bagnoli. Più che uno schiaffo, un gancio diretto in pieno volto a quello Stato che il ministro dell’Interno era venuto a rappresentare proprio nel «giovedì nero» cittadino. Anche per questo ieri il procuratore della Repubblica Giovanni Colangelo ha convocato un vertice con i rappresentanti delle forze dell’ordine impegnate nelle indagini sugli ultimi omicidi di questo sequel dell’orrore.

L’incontro - durato oltre sei ore - è servito non solo a fare il punto su una decina di fascicoli già incardinati, ma anche a dare impulso a nuove iniziative tese a reprimere una escalation di violenza che appare inarrestabile. È cominciato male, malissimo, il 2016. I segnali che arrivano dal territorio indicano chiaramente due cose, entrambe da non sottovalutare. La prima: i focolai di guerra tra bande si moltiplicano sullo scacchiere camorristico. La seconda: la ripetuta ostentazione muscolare di clan ormai sempre più nelle mani di giovanissimi pronti a tutto impone, al di là della repressione, la messa a punto di un accurato piano di prevenzione capace di impegnare le forze in campo, che ci sono e sono sufficienti. C’è tanta carne al fuoco sulla griglia degli investigatori. Il riserbo dovuto alla segretezza degli atti giudiziari impone il rispetto del silenzio. Ma dopo la riunione di ieri convocata negli uffici della Direzione distrettuale antimafia coordinata dai procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli appare chiara la volontà di forzare i tempi e le tappe di una risposta giudiziaria, che sarà imminente e molto forte. Il quadro a disposizione è ormai chiaro. E l’immagine che offre è quello di una città seduta su una polveriera che esplode a segmenti, senza dare tregua. Volendo ridurre in maniera schematica questa mappa del rischio le emergenze possono ricondursi a quattro scenari. Al primo posto, in un poco invidiabile ex aequo, si trovano la zona orientale e quella occidentale. A Ponticelli le armi non hanno mai smesso di tuonare, e da qualche tempo segnali inquietanti di contagio pare abbiano raggiunto anche la zona di San Giovanni a Teduccio. Malissimo procede anche sul versante opposto, quello che comprende i quartieri di Bagnoli, Soccavo e Pianura. 

Aree sulle quali è ogni giorno attivo un dispositivo straordinario di controllo del territorio che vede impegnati centinaia di poliziotti, carabinieri e finanzieri. Ma qui nemmeno se si militarizzassero interi rioni - cosa che nessuno auspica - si riuscirebbe a escludere la possibilità di nuovi fatti di sangue. E allora? Allora la prima e più formidabile risposta deve arrivare dall’attività investigativa. 
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