Campania, 500 milioni alla ricerca. Obiettivo: il vaccino anti-cancro

Campania, 500 milioni alla ricerca. Obiettivo: il vaccino anti-cancro
di Gerardo Ausiello
Giovedì 21 Luglio 2016, 11:15
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De Luca ha un sogno. Che in Campania si riesca a trovare la cura contro la malattia del secolo, il cancro, che qui, con ricercatori e scienziati nati e formatasi in questo territorio, si metta a punto un vaccino universale contro la terribile malattia. È un sogno, soprattutto se si guarda alle condizioni drammatiche in cui versa la sanità campana, alle prese con emergenze quasi quotidiane, praticamente ultima per livelli essenziali di assistenza e costretta a fare i conti con la mannaia del commissariamento. Eppure il governatore ci spera. Innanzitutto perché le risorse ci sono: «La Regione Campania - ha assicurato intervenendo al Tigem con il premier Renzi - finanzierà senza limiti di risorse progetti meritocratici, non clientele». Ma anche perché il piano c'è già. Che poi venga attuato, e quando, è naturalmente tutto da vedere.

Eccellenze in rete
Campania capitale della ricerca, in particolare in campo biomedico. Per vincere l'ambiziosa sfida De Luca mette sul tavolo una significativa fetta del Por Fesr 2014-2020. Per la precisione 514 milioni e 760mila euro (ma nel capitolo ricerca figurano anche i fondi destinati all'innovazione). L'obiettivo è mettere in rete i migliori centri di ricerca campani facendo dialogare i più bravi scienziati oggi al lavoro su linee di studio separate da mettere a bando. La mission, dunque, è unire le forze in vista di un traguardo comune: la realizzazione di un vaccino terapeutico contro il cancro. Una sfida alla quale lavorano i più avanzati gruppi di ricerca del pianeta dopo gli straordinari risultati raggiunti nella terapia con particolari farmaci capaci di liberare il sistema immunitario dalla paralisi indotta dal tumore. De Luca ha già convocato a Palazzo Santa Lucia le maggiori strutture di ricerca del territorio che lavorano in campo oncologico (gli Atenei Federico II, Sun, Salerno, Sannio e Parthenope e poi Cnr, Biotecnologie del Cardarelli, Pascale, Sdn e Tigem). Coinvolte anche le strutture operanti nel trasferimento tecnologico alle imprese dei risultati della ricerca, sia nell'ambito dell'ultimo bando Miur (distretto hi-tech Bioscience e gli aggregati pubblico-privato Biocam, Ehealthnet, M2q, Marea e Sorriso) sia quelli già operanti (Technapoli, Bioteknet, Biogem, Ceinge e Fondazione Ebris) a cui se ne potranno aggiungere altre, privati, industria e ricerca. Un progetto che si sposa con l'idea di realizzare a Bagnoli, nell'area ex Nato, un Polo biomedico avanzato. Nelle intenzioni di De Luca un ruolo da protagonista dovrebbe averlo soprattutto la Federico II, a cui la Regione spera di affidare il coordinamento di questa sorta di task force di esperti.

Piattaforma europea al Cnr
In campo oncologico, in Campania, non mancano già primati sul fronte della diagnostica per immagini e della microscopia avanzata, da coinvolgere attivamente nel percorso indicato dalla Regione: presso l'Ibp-Cnr in via Pietro Castellino, a Napoli, ha sede infatti il nodo italiano di Euroimaging (cellulare e biologico), coordinato da Alberto Luini, che riunisce anche altri istituti del Cnr (Imm e Icar) e sta allargando gli orizzonti ad altre competenze scientifiche. Si tratta di un'infrastruttura europea nata nel 2012, attiva dal 2015, distribuita su vari poli di ricerca (tra gli altri Ingegneria dei materiali della Federico II, Irccs Sdn, Istituto scienze applicate e sistemi intelligenti del Cnr di Pozzuoli) e ha come partner la Finlandia e l'Embl, il Laboratorio europeo di biologia molecolare, istituto di ricerca sostenuto da 20 Paesi dell'Unione europea. La piattaforma, unica in Italia e tra le pochissime attive in Europa, offre accesso a tutte le tecniche di microscopia avanzata ed è accessibile ad altri laboratori italiani ed europei tramite il portale http://www.eurobioimaging-interim.eu. La Campania ha anche un certo peso nel nodo di imaging medico (espressione con cui si intendono le varie tecniche di diagnostica) grazie al contributo di Ibb-Cnr e Sdn.

Fertilità dopo il cancro
L'ultimo primato, in ordine di tempo, riguarda il binomio tumori-fertilità, che pure sta a cuore agli esperti di Palazzo Santa Lucia, sempre nell'ottica di affidare alla Campania un ruolo cruciale nella ricerca. In un panorama nazionale in cui la possibilità di avere figli è preservata solo nel 10 per cento delle donne under 40 malate di cancro, la Campania da alcuni giorni è la prima regione italiana a mettere in rete, con un portale dedicato, tutti i centri oncologici in cui le donne (fino a 35 anni) e anche gli uomini, a cui venga diagnosticato un tumore prima di iniziare radio e chemioterapia, possono ottenere entro 5 giorni dalla diagnosi un inquadramento, il counseling psicologico e il prelievo e congelamento di ovociti e spermatozoi (per una futura fecondazione) nei centri hub identificati dal progetto finanziato della Regione: il Centro di riferimento per la Procreazione medicalmente assistita dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II, diretto da Giuseppe De Placido (e a cui partecipa Carlo Alviggi), e l'unità operativa antisterilità attiva all'ospedale Moscati di Avellino, guidata dal primario Cristofaro De Stefano. Una rete che ha l'ambizione di allargare i confini a tutto il Centro-Sud costituendo la prima Biobanca di tessuto ovarico del Mezzogiorno.

(Ha collaborato Ettore Mautone)
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