Campania, immigrati sistemati
anche nei lidi balneare

Campania, immigrati sistemati anche nei lidi balneare
di Daniela De Crescenzo - INVIATO
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 11:05 - Ultimo agg. 12:27
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L'Onda del mare di Licola è un lido balneare completo di bungalow sulla spiaggia. Ma é anche una struttura che ospita i rifugiati. Proprio come l'ex hotel Mango di Qualiano o la villetta del Parco Paradiso di Licola o l'appartamento al quinto piano di via Marvasi alle spalle di Porta Nolana a Napoli, o l'hotel Sayonara in piazza Garibaldi.
 

 


Alberghi, case private, fittacamere, strutture turistiche: i 3086 richiedenti asilo arrivati a Napoli e provincia sono stati sistemati dovunque qualcuno offrisse un buco. Sono già 72 le strutture che li ospitano in 25 Comuni. La parte del leone la fa Napoli con 1031 persone ospitate, seguita da Giugliano con 497 rifugiati, Terzigno con 248, Calvizzano con 197, Boscoreale con 152 e Pozzuoli con 142. Numeri che nascondono realtà diversissime: ci sono associazioni che riescono a promuovere reali percorsi di integrazione e associazioni che cercano di assicurare uno straccio di alloggio. E basta fare un giro nei Comuni interessati per accorgersene.

Alle 5 del pomeriggio al lido Onda del Mare un gruppo di immigrati poggiato al muretto di un bungalow allestisce il pasto. In verità colazione, pranzo e cena sono assicurati dal catering appaltato dalla Family, l'associazione che ha vinto la gara della prefettura di Napoli e gestisce la struttura che si affaccia sulla spiaggia e sul mare giallo di Varcaturo. Molti ragazzi sono appena rientrati dal lavoro (nero) e si stanno rifocillando mentre qualcun altro parla al telefono o gioca con il tablet. Un ragazzo si avvia al cancello spingendo la bicicletta, un altro ascolta musica con gli auricolari. La scena è surreale: tra le strutture sbreccate e i cumuli di spazzatura 47 uomini si aggirano come anime in pena. Qualcuno inizia a raccontare la sua storia: «Sono due anni che sono qui - spiega un ragazzo - come gli altri sono arrivato su di un barcone». Poi arriva uno dei responsabili della struttura e mette tutti a tacere: senza permesso nell'ex stabilimento balneare non si può entrare.

Poco più avanti sul lungomare di Licola si incontra il «Grand hotel Panorama» aperto 24 ore al giorno. Un tempo. Adesso l'albergo non c'è più e le camere sono occupate da una quarantina di immigrati. Anche in questo caso l'associazione vincitrice dell'appalto è la Family. Un tempo l'hotel era decorato con una sorta di mosaici: adesso il numero delle tessere mancanti supera di gran lungo quello dei pezzetti ancora presenti. In cortile ci sono dei sacconi della spazzatura e tante, tantissime biciclette: gli aspiranti rifugiati (le richieste sono partite, le risposte non sono arrivate) si muovono su due ruote. All'interno, in quella che un tempo era la hall, cinque uomini di colore giocano con il cellulare stravaccati sulle poltrone. Con loro una ragazza rumena che li assiste. «Ma non sono la responsabile e non posso dare informazioni», spiega.

Al parco Paradiso una trentina di immigrati abitano in una bella villetta completa di terrazzo e giardino. E di annessa costruzione abusiva. O meglio costruzioni. Gli abitanti dei dintorni, però, non hanno gradito l'intrusione, hanno fondato un comitato e hanno dato il via a una serie di segnalazioni sostenendo che i rifugiati fossero impiegati dall'associazione che li ospita, la Homo Diogene, per portare avanti ulteriori lavori abusivi. Hanno inviato una petizione al sindaco di Pozzuoli e alla prefettura per chiedere l'allontanamento degli uomini di colore che a loro dire portano disordine e non fanno nemmeno la raccolta differenziata. Razzismo? Una delle animatrici del comitato, Paola Aucelli, sostiene di no e invoca il rispetto della legge. Così undici giorni dopo l'arrivo dei rifugiati interviene il Comune di Pozzuoli con un sopralluogo e nella relazione si evidenzia che ai preesistenti abusi per i quali è già stato chiesto il condono nei lontani anni Ottanta, se ne sono aggiunti di nuovi. Nel giardino, sostengono i tecnici del Comune, sono stati sistemati dei container ed è posizionato un serbatoio di Gpl da mille litri. Non solo. Secondo il Comune sono evidenti lavori di trasformazione interne «con la realizzazione di servizi dedicati alla nuova utilizzazione di accoglienza di immigrati». Peccato che non sia stata mai chiesta alcuna autorizzazione «né edilizia né sanitaria». Insomma l'abuso c'è. E infatti la prefettura sta esaminando il caso e probabilmente arriverà un provvedimento di trasferimento. Intanto gli abitanti continuano a chiedere «giustizia» ma spiegano che negli ultimi tempi i rifugiati non danno fastidio: sono tutta la giornata fuori a lavorare a nero. Nei campi il compenso oscilla tra i 30 e i 40 euro al giorno. Nell'edilizia si guadagna qualcosa di più. E all'alba la rotonda di Licola si riempie di schiavi.
L'ex hotel Mango di Qualiano, invece, è attualmente gestito da un custode giudiziario nominato dalla procura dopo che Alfonso De Martino, l'ex presidente della onlus «Un'ala di riserva», è stato accusato di truffa, peculato e appropriazione ed è rimasto per un mese in galera: avrebbe trafficato con i ticket destinati agli immigrati. Anche qui il cortile è pieno di biciclette e di enormi sacchi della spazzatura. All'ingresso tre grandi divani sfondati. In una stanza una docente cerca di insegnare l'italiano a tre uomini di colore. Nella struttura ce ne sono 96, ma anche qui sono quasi tutti fuori a lavorare.

A Napoli la maggiore densità di richiedenti asilo si registra intorno alla stazione. Da tempo gli alberghi che subito dopo il terremoto dell'Ottanta avevano ospitato i terremotati si sono riciclati nel settore dell'immigrazione, qualcuno provvede anche ai pasti, qualche altro affida il servizio all'esterno. Diverse anche le associazioni che prendono in custodia gli immigrati e diversa la qualità dell'assistenza fornita. Ma anche da queste parti la vita non è facile per nessuno. Né potrebbe esserlo. Spiega un volontario pentito, uno che ha lasciato una delle associazioni in campo pur continuando a impegnarsi nel settore: «Non tutti lavorano allo stesso modo, il problema, però sono i controlli. E soprattutto la scarsità di provvedimenti nei confronti di chi sbaglia». Con l'emergenza alle porte e con la difficoltà a trovare strutture disposte ad ospitare i migranti la priorità è trovare un tetto per tutti. E con 35 euro al giorno, pasti e assistenza comprese, molte associazioni non sono nemmeno interessate a scendere in campo. Come se non bastasse, poi, i soldi arrivano spesso in ritardo. Ed allora come si fa? «Si ricorre a soci occulti che hanno alte disponibilità economiche: prestano denaro e poi lo intascano in chiaro». Parola di volontario.