Campi Flegrei, caldera sorvegliata speciale: sotto almeno due camere magmatiche

Campi Flegrei, caldera sorvegliata speciale: sotto almeno due camere magmatiche
di Oscar De Simone e Rosita Rijtano
Venerdì 22 Settembre 2017, 12:23 - Ultimo agg. 23 Settembre, 19:59
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Sarebbero almeno due le camere magmatiche al di sotto della caldera dei Campi Flegrei. Una – tra gli otto e i nove chilometri di profondità – che potrebbe aver alimentato le eruzioni storicamente più rilevanti dell’area flegrea come quella dell’Ignimbrite campana e del cosiddetto tufo giallo napoletano, rispettivamente di trentanove mila e di quindicimila anni fa e un'altra più superficiale a soli tre chilometri.

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«Proprio quest’ultima» afferma il ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano Stefano Carlino, «sarebbe responsabile del sollevamento del suolo registrato tra gli anni '70 e '80 a Pozzuoli e che ancora continuiamo a registrare dal 2005».

Al momento, però, non ci sarebbero rischi per la popolazione. «In questo momento per gli abitanti dell’area non c’è alcun pericolo, ma il nostro monitoraggio verrà ulteriormente approfondito» continua Carlino.
 


«Le energie sismiche sono ancora troppo basse per essere considerate pericolose e quindi non crediamo sia possibile una eruzione a breve termine - continua Carlino -. I nostri strumenti tuttavia mostrano una certa anomalia termica e un incremento di alcuni gas presenti nel sottosuolo. Questo significa che dobbiamo intensificare le indagini attualmente in corso, per capire se questi segnali derivano da attività magmatiche o da un disturbo geotermale più superficiale e quindi poco rischioso».

Le ricerche dell’Osservatorio Vesuviano non riguardano solo la caldera del sistema vulcanico flegreo. L’isola di Ischia infatti è ancora al centro di studi approfonditi diretti a fare luce sul tragico terremoto dello scorso 21 Agosto che si è verificato Casamicciola.

«Quello del mese scorso - conclude il ricercatore - è un sisma generato dal processo di sprofondamento del monte Epomeo, su una porzione più duttile dell’isola. C’è comunque da ricordare che in quel punto di Ischia dal 1228 si sono registrati una decina di terremoti catastrofici, come quello del 1883 che provocò oltre duemilatrecento morti. Questo ci lascia intendere che si tratta di un fenomeno non regionale ma locale, caratterizzato soprattutto dalla superficialità dei sismi che anche a bassa magnitudo generano danni elevati alle strutture dell’isola e dunque alla popolazione residente».
 

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