Lo studio ha anche ricostruito il trasferimento del magma avvenuto negli ultimi 5.000 anni e ha scoperto che, nonostante i ripetuti sollevamenti nella parte centrale della caldera Flegrea, le eruzioni hanno avuto luogo sempre al margine dell'area sollevata. Conoscere i movimenti del magma aiuta quindi a capire meglio il comportamento di un supervulcano 'imprevedibile' come quello dei Campi Flegrei. Mentre «alcuni vulcani mostrano un comportamento prevedibile e costante, unito ad una bassa pericolosità, altri - rileva Mauro Di Vito, dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv - mostrano una maggiore variabilità, con conseguente aumento della pericolosità se caratterizzati da grossi sistemi magmatici e ubicati in aree densamente popolate». Tra i secondi c'è la caldera dei Campi Flegrei, alla periferia occidentale di Napoli, «comunemente considerata il vulcano più pericoloso al mondo».
L'analisi dei dati geologici e archeologici dei Campi Flegrei, insieme a una simulazione, indicano che prima dell'eruzione del 1538 il magma si è spostato lateralmente da una sorgente posta a circa 4,6 chilometri di profondità, sotto il centro della caldera.
Questa sorgente ha alimentato una camera magmatica sotto Monte Nuovo a Pozzuoli, a circa 3,8 chilometri di profondità, dalla quale il magma si è propagato verticalmente formando una camera più piccola e superficiale che ha alimentato l'eruzione.