Caos condono, pratiche ferme:
Sos dei sindaci in Campania

Caos condono, pratiche ferme: Sos dei sindaci in Campania
di Rosa Palomba
Sabato 1 Ottobre 2016, 10:10
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Un fiume di soldi già pagati. Una valanga di anomalie. E un esercito di cittadini che invocano chiarezza sul rifugio più prezioso, la casa. Paladini di oltre centomila residenti, diciotto sindaci vesuviani. L'istanza è stata sottoposta alla Regione dai 18 pubblici amministratori affinché ci sia una mediazione con le Sovrintendenze. La questione gira intorno a un condono edilizio atteso da 30 anni per oltre 70mila edifici costruiti abusivamente tra gli anni 60-90 in aree della provincia di Napoli, sottoposte a rigidi vincoli paesistici e all'«inedificabilità assoluta», definiti fin dal 1985 dalla legge Galasso. E non solo: dai Campi flegrei al Vesuvio, migliaia di queste strutture ricadono in aree a rischio sismico, tanto popolate che più volte ne è stato chiesto il depotenziamento anche con incentivi economici. Negli anni 90 però, molti abusivi hanno presentato domanda di condono, pagando all'epoca perfino diversi milioni di lire, pur non avendo alcuna certezza di licenza. Che puntualmente non è stata concessa.

La partita è stata recentemente riaperta: ai primi di settembre, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e il ministro per i Beni Ambientali, Dario Franceschini, sono al lavoro per ridisegnare i piani paesistici. Ed è ricominciato un pesante pressing sui sindaci di Terzigno, Somma Vesuviana, San Giuseppe Vesuviano, Boscoreale, Ottaviano, Trecase, Torre del Greco, Ercolano, Massa di Somma, Boscotrecase, Cercola, Pollena Trocchia, San Sebastiano al Vesuvio, Portici, Sant'Anastasia, Torre Annunziata, San Giorgio a Cremano e Pompei, che hanno sottoscritto un'istanza. Il documento è stato presentato al presidente De Luca e al vicepresidente e titolare delle deleghe all'Ambiente e all'edilizia, Fulvio Bonavitacola. «Nella redazione del piano - chiedono i primi cittadini - oltre a perseguire gli obiettivi di tutela e conservazione dei valori paesaggistici, venga tenuto conto anche della valorizzazione socio-economica e turistica del territorio. Molte abitazioni realizzate negli anni 60-90, pur essendo state realizzate con licenza o concessione edilizia, non hanno il nulla osta della sovrintendenza». I Comuni insomma, diedero pareri favorevoli, incassarono gli oneri concessori e non tennero conto che mancavano i placet delle Sovrintendenze. Altre migliaia di case sono state poi costruite dopo il 95, quando fu costituito l'ente Parco Vesuvio con una serie di sbarramenti. Per questi casi ancora non c'è soluzione.

«È giusto trovare risposte a questioni vecchie di 30 anni - dice il presidente dell'area protetta, Agostino Casillo - purché il condono venga dato solo a chi ne ha diritto. Il rischio Vesuvio? Materia gestita dalla Protezione civile». Per Luca Capasso, sindaco di Ottaviano, sede dell'ente Parco, «la querelle va ormai risolta. La gente non può rimanere nel limbo». Portavoce dei suoi colleghi, Francesco Ranieri, primo cittadino di Terzigno: «Abbattere quelle case dopo 30 anni dal punto di vista sociale sarebbe assurdo, ma le regole vanno chiarite».

«Con i condoni del 1985 e del 1995 si sono accumulate decine di migliaia di pratiche in cui i Comuni hanno avuto un ruolo subordinato all'Ente Parco e alla sovrintendenza Paesaggistica. Per migliaia di famiglie, ciò ha significato vivere nell'incertezza del bene più caro come la casa. I riferimenti di queste persone sono i Comuni impossibilitati a dare risposte certe. Per questo chiediamo una norma transitoria che consenta di definire le istanze del 1985 e del 1995», dice Ciro Buonaiuto, sindaco di Ercolano, unico Comune che dà accesso al Parco Vesuvio. «In queste zone paesiggisticamente protette le sovrintendenze hanno un atteggiamento molto restrittivo - dice intanto il vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola - Il condono comunque, è competenza dei Comuni. Siamo disponibili a mediare tra sovrintendenze e pubbliche amministrazioni locali».