Cardito, il giudice ferma le ruspe
case abusive acquisite dal Comune

Cardito, il giudice ferma le ruspe case abusive acquisite dal Comune
di Francesco Gravetti
Sabato 6 Maggio 2017, 11:25
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Arriva da Cardito un caso che potrebbe creare un precedente importante sugli abbattimenti delle case abusive e fermare, almeno in parte, le ruspe in Campania: il giudice del tribunale di Napoli Serena Corleto, prima sezione penale, ha accolto lo scorso 3 maggio la richiesta del Comune dell'area a nord di Napoli di fermare la demolizione di un manufatto illegale, sequestrato nel 1990, per il quale la procura aveva emesso un'ingiunzione di abbattimento nel 2009. Non c'è più bisogno di buttarlo giù è il senso della sentenza perché nel frattempo il Comune di Cardito ha approvato il regolamento sull'housing sociale (la legge regionale nata sotto il governo Caldoro per sostenere l'edilizia a favore dei più bisognosi) e ha acquisito al patrimonio la casa abusiva, immaginando per essa la locazione oppure la dismissione secondo parametri calmierati. Nella casa che ha evitato per un soffio la demolizione vivono ancora i primi occupanti, quelli che commisero l'abuso: dunque il Comune potrebbe ora venderla o affittarla a loro. Si tratta di un assist, seppure involontario, al governatore Vincenzo De Luca e alla sua giunta, che a marzo ha approvato linee guida sull'abusivismo che mirano a consentire all'ente locale di acquisire al patrimonio un bene sul quale pende un ordine di demolizione e di fittarlo favorendo i cosiddetti «occupanti per necessità», cioè quelli che l'abuso lo avevano fatto perché avevano bisogno di una casa. «È una sentenza storica, che potrebbe indicare una strada anche ad altri Comuni: se si rispettano alcune regole non c'è alcun bisogno di demolire a tutti i costi», esulta l'avvocato Bruno Molinaro, legale del Comune di Cardito. 

Quali siano le regole lo indica lo stesso giudice Corleto, che richiama diverse sentenze della Cassazione: l'assenza di vincoli ambientali e urbanistici, la prevalenza di interessi pubblici, la certificazione di tali requisiti mediante una delibera di consiglio comunale. Il Comune di Cardito, dopo l'ingiunzione di abbattimento del 2009, aveva pure chiesto soldi alla Cassa depositi e prestiti per procedere alla demolizione del fabbricato abusivo. La legge del 2013 sull'housing sociale, però, è diventata la scappatoia per evitare le ruspe: il consiglio comunale prima ha approvato un regolamento generale sull'edilizia popolare, poi ha dichiarato la prevalenza dell'interesse pubblico sull'abbattimento rispetto alla casa da buttare giù. Lo ha fatto con due delibere diverse, nel 2015 e nel 2016. Ora la Procura ha 15 giorni di tempo per presentare un proprio ricorso in Cassazione, così come previsto in circostanze del genere. 

La Procura si era opposta alla richiesta del Comune sottolineando la genericità della destinazione indicata per il manufatto, l'assenza di una stima della redditività del fabbricato, l'assenza di un bando per un'eventuale assegnazione futura (e quindi la tendenza a favorire gli attuali occupanti). Il giudice ha, però, respinto tutte le perplessità dei pm e ha dato ragione all'ente pubblico, richiamando più volte il regolamento del consiglio comunale sull'housing sociale: «In questo modo Cardito evita costi di abbattimento e inutili sprechi di risorse, salvaguardando le ricchezze e destinandole a chi ha bisogno», spiega ancora l'avvocato Molinaro. Quella di qualche giorno fa è la prima sentenza che blocca un abbattimento, ma altre potrebbero arrivarne. Sono infatti altri dieci i casi simili sollevati dal solo Comune di Cardito dinanzi al tribunale di Napoli.
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