Carlo di Borbone: «Sento l’affetto di Napoli ma che peccato i tesori deturpati»

Carlo di Borbone: «Sento l’affetto di Napoli ma che peccato i tesori deturpati»
di Eugenio Donadoni
Lunedì 24 Novembre 2014, 18:48 - Ultimo agg. 18:50
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L’occasione è stata la cerimonia nella chiesa di San Ferdinando di Palazzo per commemorare Francesco di Borbone, ultimo re delle Due Sicilie, nell'ambito delle celebrazioni per i 120 anni dalla morte, avvenuta il 27 dicembre 1894 ad Arco di Trento. E così il principe Carlo di Borbone ne ha approfittato per farsi un giro per la città. Tra una passeggiata nel centro antico e incontri.



Come ha trovato Napoli, che tipo di accoglienza ha ricevuto?

«L’accoglienza è stata straordinaria, molto calorosa, molto affettuosa. Devo dire che ogni volta che torno a Napoli avverto un sentimento di profondo affetto per me e la mia famiglia».



Lei ha girato attraverso le strade del centro storico: via Croce, Spaccanapoli, San Gregorio Armeno. Come ha trovato la città dal punto di vista della vivibilità?

«Ho fatto un giro nel cuore di Napoli, a Santa Chiara, San Gregorio Armeno, Santa Lucia dove cioè pulsa di più il cuore di Napoli. Una città che trovo bella. Ma devo dire che per certi aspetti non è curata come si dovrebbe. Rimango sempre sorpreso per le cose che potrebbero essere evitate: graffiti e murales, per esempio, che non vengono cancellati da tutti i monumenti, le fontane, i muri. È un peccato che tesori dell’arte vengano rovinati».



Lei ha preso parte anche alla cerimonia al San Ferdinando, per la commemorazione di Francesco II. Che impressione ha avuto?

«È stata una cerimonia bella e commovente. In latino. Erano anni, decenni che non seguivo la cerimonia in latino. Una grande attrattiva anche per questo. Sì una cerimonia molto sentita. Anche il parroco ha fatto un discorso molto bello».



Alla Nunziatella ha incontrato il nuovo comandante. Un modo per rinsaldare un vecchio legame con la scuola militare?

«Sì ho parlato col nuovo comandante, che non è un ex allievo. Si è insediato due mesi fa ma ho avuto l’impressione che abbia subito capito e sentito il valore e il significato di questa istituzione napoletana».



La Nunziatella vive un buon momento: ha ottenuto di potersi «allargare» nella vicina Caserma Bixio e diventerà un liceo internazionale.

«La Nunziatella è una istituzione molto bella, ogni volta che si parla di Nunziatella ritorna un legame un calore per Napoli. È una scuola importante dal punto di vista militare, unica scuola militare a livello di ginnasio».



Prima di passare per Napoli lei è stato a Palermo.

«Ci sono stato a nome di Maria Carolina. Mia figlia ha espresso il desiderio di interessarsi all’ordine costantiniano. E questo anche perché ha avuto la fortuna di nascere in Italia. E così sono stato a Palermo per vedere il macchinario neonatale, una lampada particolare che abbiamo donato. In Sicilia ne esistono solo due: una a Palermo e un’altra nella Sicilia occidentale. A Palermo, devo dire, mi sono anche molto commosso, perché ho ricordato la nascita di Maria Carolina».



L’ordine costantiniano sta vivendo un momento che si potrebbe definire di «rivoluzione»?

«Piuttosto la definirei una fase di ringiovanimento, di slancio. L’ordine Costantiniano è il nostro braccio operativo. Abbiamo delegazioni regionali in Italia e in tutto il mondo, che fanno il possibile per rinnovarsi. Ora abbiamo individuato un tema unitario che abbiamo intitolato ”la fame del nostro vicino“. È una cosa che avevo in mente da molto tempo. Prima ogni delegazione faceva quel che poteva sul proprio territorio. Ma non era un intervento omogeneo: oggi c’è un coordinamento centrale da parte della segreteria di Roma. Gran prefetto dell’ordine è stato nominato Augusto Ruffo di Calabria, una persona molto attiva. Ci aspettiamo delle buone iniziative».



Durante la passeggiata a San Gregorio Armeno le hanno regalato un busto di Francesco II...

«Esatto. Questa cosa mi ha commosso. È stato un momento molto bello. Ritornerò a Napoli col nuovo anno. Sarà difficile che torni prima, ma voglio farlo con la mia famiglia. E con più calma per ritrovare gli amici».