Caso Consip, è scontro al Csm
chiesta pratica tutela Woodcock

Caso Consip, è scontro al Csm chiesta pratica tutela Woodcock
Mercoledì 21 Giugno 2017, 21:40
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Sul caso Consip è scontro al Csm. A nemmeno 24 ore di distanza dalla notizia che il Comitato di presidenza ha incaricato la Prima Commissione di procedere ad accertamenti per verificare se nel filone napoletano dell'inchiesta, di cui sono titolari i pm Henry John Woodcock e Celestina Carrano, siano state commesse irregolarità, è stata depositata un'iniziativa di segno opposto. Si tratta della richiesta di aprire una pratica a tutela dei magistrati napoletani, oggetto di «delegittimazione» da parte di una «campagna di stampa aggressiva», che rischia di «condizionare» le indagini. Ad avanzarla Piergiorgio Morosini, togato di Area, il cartello delle correnti di sinistra a cui è vicino anche il pm napoletano.

«Il Csm non può sindacare atti dei magistrati con cui interpretano la legge, conducono indagini, scelgono la polizia con cui cooperare e si coordinano con altre autorità» sottolinea non a caso il consigliere che giudica invece «urgente» un intervento a difesa di Woodcock. Mentre un altro esponente dello stesso gruppo, Antonello Ardituro, ha stigmatizzato in plenum la «grave fuga di notizie proveniente dal Csm» sulla pratica sui pm napoletani «segretata» dal Comitato, parlando di «una insopportabile interferenza sulle indagini e sugli accertamenti ancora in corso».

Un fuoco di sbarramento alla vigilia della riunione di domani in cui la Prima Commissione dovrebbe avviare la sua 'indagine', magari disponendo un primo giro di audizioni. Alla Commissione il Comitato ha trasmesso una relazione del Pg di Napoli Luigi Riello che richiama l'attenzione del Csm su un aspetto particolare dell'inchiesta: le modalità con cui è stata indagata un magistrato, Rosita D'Angiolella, oggi giudice al tribunale di Milano, e amica di Alfredo Romeo, l'imprenditore accusato di corruzione. La sua potrebbe essere la prima convocazione, anche se le tensioni emerse oggi potrebbero rendere difficile un'intesa anche all'interno della Commissione. E quanto sia alta la tensione a Palazzo dei marescialli lo conferma anche la decisione del presidente della Commissione, il laico del Pd Giuseppe Fanfani, di astenersi dal ruolo di correlatore, delegando la trattazione del fascicolo ai togati Luca Palamara e Aldo Morgigni.
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