Caso Cristofer, processo da rifare
torna in libertà l'amico di Oliva

Caso Cristofer, processo da rifare torna in libertà l'amico di Oliva
di Leandro Del Gaudio
Sabato 25 Giugno 2016, 10:07 - Ultimo agg. 10:57
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Si riapre il processo per la morte di Cristofer Oliva, il 19enne scomparso nell'ormai lontano 2009 in circostanze poco chiare. La scorsa notte la corte di cassazione ha accolto il ricorso della difesa e ha rinviato gli atti a Napoli per un nuovo processo in corte di Assise d'Appello a carico di Fabio Furlan, l'unico imputato: si tratta di una sorta di spallata a un processo che si era concluso con una condanna a trenta anni in primo grado (con un parziale sconto in appello) per quello che veniva definito l'amico del cuore di Cristofer, che da almeno cinque anni è detenuto e sta scontando una condanna per omicidio volontario.
Ieri notte i giudici hanno accolto i motivi di ricorso dei penalisti napoletani Saverio e Annalisa Senese, decidendo di disporre un nuovo appuntamento in aula in Assise Appello. La Cassazione ieri notte poteva chiudere definitivamente il caso, con una condanna inappellabile per Furlan ma i giudici hanno dato credito al ricorso della difesa.

La mancanza dell'arma del delitto, la scomparsa del cadavere di Oliva, il cui corpo non è stato mai trovato nonostante le ricerche nei valloni di Chiaiano, erano i punti deboli di un processo indiziario. Una vicenda che risale al 2009 e che dipende - almeno da un punto di vista processuale - alla testimonianza resa in aula dalla sorella di Cristofer Oliva: la ragazza ha infatti ricordato di aver ascoltato la telefonata con cui Furlan invitava l'amico a un appuntamento serale - l'ultimo appuntamento prima della scomparsa - nel corso di quello che doveva essere una sorta di resa dei conti. Il resto è cronaca: quel 17 novembre del 2009, Cristofer disse che non voleva portare il telefonino cellulare per evitare «tarantelle» e portò con sé anche una discreta somma di denaro. Il resto della storia è invece legato a due possibili nove i dell'omicidio: da un lato, la gestione di una coltivazione in casa di canapa per la realizzazione di droghe leggere, dall'altro la passione amorosa per la stessa ragazza, una fidanzatina contesa che potrebbe aver scatenato il proposito delittuoso.

Un processo segnato sin dal principio da molte ombre, come la mancanza di collaborazione da parte dei tanti ragazzi che appartenevano al gruppetto di Cristofer e Fabio, dall'altro la mancanza di passi falsi da parte dei diretto interessati. Per anni in silenzio, Fabio Furlan ha sempre dichiarato la propria estraneità alla vicenda.

Anche in una recente lettera al Mattino, ha ricordato i suoi sogni di ragazzo infranti dalla detenzione, ma anche la sua voglia di battersi fino alla fine. 
Ora, fatto il calcolo dei giorni per una condanna a quattro anni per droga (anni che dovrebbero essere stati scontati) Fabio si appresta a lasciare la cella di qui a poco.