Napoli, gli ostaggi del Ponte di Chiaia
fanno causa al Comune

Napoli, gli ostaggi del Ponte di Chiaia fanno causa al Comune
di Paolo Barbuto
Venerdì 19 Agosto 2016, 11:34 - Ultimo agg. 13:56
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La prima udienza si terrà all'inizio di ottobre. Il Comune di Napoli e la «Uno Outdoor» sono stati chiamati in tribunale da Ida Buglione proprietaria del negozio a marchio Yamamay su via Chiaia. Il suo è uno dei quattro esercizi commerciali «inghiottiti» dai ponteggi per il restauro del ponte di Chiaia, uno dei negozi che, in un anno di cantiere, ha perduto il 40% degli affari e si trova in difficoltà profonde.

Sono quattro in tutto le vetrine inglobate dai tubi innocenti, oltre a Yamamay ci sono Basile & Canoro, Lumor Calzature e Alessandra Avallone Bijoux: «Io faccio un po' da portavoce per tutti noi - dice con rabbia la Buglione - noi che all'inizio abbiamo pensato che era giusto portare pazienza perché si trattava di un intervento importante e urgente. Però è trascorso più di un anno da quando ci hanno piazzato il cantiere davanti alle vetrine: abbiamo visto pochissimi interventi e abbiamo perduto gran parte delle vendite. Mentre i giganteschi cartelli pubblicitari sul ponte si sono susseguiti portando grandi introiti a qualcun altro».

Solo Ida Buglione, per adesso, s'è rivolta al tribunale: «Perché sono l'unica ad avere un avvocato in famiglia che si è detto disposto ad affiancarmi in questa battaglia. Gli altri non se la sentono di affrontare le spese legali per una causa che, comunque, è sacrosanta».

La protesta per l'eterno cantiere del ponte di Chiaia scivola su tanti rivoli diversi che nascondono storie e malcontento: in alto, di fianco al ponte, fino al luglio del 2015 si apriva la finestra del salotto del professor Giovanni Grieco, cardiologo e docente universitario in pensione «e oggi murato vivo dal cantiere fantasma», dice sorridendo con amarezza. Invita a un tour nella sua bella casa che si conclude di fronte a una finestra buia e inagibile: «Ecco - dice con stizza - vedete? Da qui entrava la luce per il mio appartamento. Da oltre un anno non posso aprire questa finestra perché è bloccata dai tubi innocenti. E io che vivo praticamente dentro al cantiere posso assicurare che di operai non ne arrivano quasi mai, queste impalcature sono spesso deserte e abbandonate. Io mi chiedo: è giusto che io debba sopportare tutto questo?».

L'assessore Piscopo ha spiegato che proprio per il ponte di Chiaia la vicenda è articolata. Dopo i cedimenti del luglio 2015 venne montata un'impalcatura per gli spicconamenti urgenti e i costi furono sostenuti dal Comune di Napoli. «Poi a settembre 2015 - ha spiegato l'assessore - il Comune ha trasferito i costi del fitto dei ponteggi alla Uno Outdoor che ha iniziato i lavori di progettazione per la struttura. L'ente ha risparmiato mesi di fitto e il restauro del ponte è stato avviato».

Proprio dalla vicenda di Chiaia è partita la protesta di Gaetano Brancaccio, avvocato che si occupa anche di progetti di restauro e che ha già sollevato in passato dubbi sulla vicenda-Monumentando. «Io non discuto l'utilità del coinvolgimento dei privati in opere di restauro che porterebbero grandissimi costi alla comunità: anzi considero ottimi i progetti che permettono di far tornare bella la città senza pesare sulle casse comunali. Però trovo inusuale questo mega progetto che il Comune ha affidato a una sola società di pubblicità».
Da un lato l'avvocato Brancaccio punta l'indice sull'invadenza dei messaggi pubblicitari: «Io personalmente trovo sconveniente che i monumenti più importanti della città vengano ricoperti per lunghi mesi da giganteschi messaggi pubblicitari. Ci sono altri modi per contribuire ai restauri senza, però, umiliare l'arte con la sovrapposizione di fotografie e messaggi. So che molti la pensano come me, però questa parte della critica rientra in una questione di gusti personali: del resto se ci sono i permessi ufficiali per posizionare quelle pubblicità, vuol dire che tute le norme sono rispettate».

C'è, però, una parte della vicenda sulla quale l'avvocato Brancaccio non riesce a vederci chiaro, ed è per questo motivo che ha spedito una lettera all'Autorità Nazionale Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone che ha anche aperto un fascicolo chiedendo chiarimenti al Comune: «Io mi sono chiesto, e ho chiesto all'Anticorruzione, se l'affidamento dei lavori di restauro a una società che si occupa di pubblicità rientra nelle norme. Mi chiedo se è corretto che i lavori eseguiti su monumenti che appartengono al Comune vengono ordinati e seguiti da una società esterna all'Amministrazione. Ovviamente io sono certo che ogni dettaglio è stato valutato attentamente e che tutto il progetto Monumentando rispetta le leggi, soprattutto il codice degli appalti. Però mi sono venuti alcuni dubbi e ho ritenuto opportuno chiedere chiarimenti».

Non ha dubbi, invece il professor Grieco, murato in casa. «Io chiedo al sindaco De Magistris di farci sapere cosa sta accadendo al Ponte di Chiaia. Se ci sono effettivamente lavori in corso per il restauro e quanto altro tempo dureranno. Chiedo all'Amministrazione comunale di riflettere sul fatto che questo cantiere provoca disagi ai cittadini. Forse siamo in pochi a soffrire, ma credetemi, siamo allo stremo. E se penso che qualcuno sta guadagnando tanto denaro grazie alla mia sofferenza, beh, allora mi sento davvero molto arrabbiato».

La sensazione è la stessa che prova Ida Buglione: «Da qualche giorno vedo che arrivano un paio di persone e si arrampicano fino in cima al cantiere. Spero che stiano eseguendo lavori determinanti per la conclusione del restauro e per la cancellazione di questo mostro di tubi innocenti che, da un giorno all'altro, ha cambiato la mia vita e quella degli altri commercianti di via Chiaia. Mi auguro che tutto finisca presto ma non penso di fermare la causa in tribunale. Io ho subìto un danno da questa vicenda, qualcuno dovrà pagare».
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