Chiaia, la latitanza dal gioielliere dei vip
il boss Lo Russo rincara le accuse

Chiaia, la latitanza dal gioielliere dei vip il boss Lo Russo rincara le accuse
di ​Leandro Del Gaudio
Giovedì 23 Febbraio 2017, 00:00 - Ultimo agg. 09:16
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Non è tornato sui suoi passi, ma ha rincarato la dose. Ha confermato le accuse della prima ora e ha aggiunto alcuni particolari. In sintesi: Luigi Scognamiglio, il gioielliere di via Calabritto coinvolto in un’indagine per fatti di camorra, avrebbe svolto un ruolo attivo e consapevole nell’offrire una copertura all’ex boss dei «capitoni» Antonio Lo Russo.

Parola dello stesso Lo Russo jr, da qualche mese passato nei ranghi dei collaboratori di giustizia, ascoltato di recente proprio sulla storia del covo di vico Sant’Arpino a Chiaia. Una vicenda culminata poche settimane fa negli arresti in cella di Luigi Scognamiglio (meglio noto come «Gigino Elite»), poi trasformati in arresti domiciliari (dopo una parziale confessione dello stesso Scognamiglio), nel corso di un procedimento che ora fa registrare una svolta.

È di questi giorni il deposito della richiesta di rito immediato a carico di Scognamiglio, che si discuterà il prossimo otto maggio. Inchiesta coordinata dal pm Enrica Parascandolo, magistrato in forza al pool anticamorra del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, agli atti vengono depositate nuove accuse da parte di Lo Russo jr. Che si dice pronto a precisare le «precedenti dichiarazioni sul mio amico Gino Elite». E che rincara la dose, specie in relazione ai rapporti tra Scognamiglio e alcuni soggetti legati ad altre vicende giudiziarie.

Interrogato pochi giorni fa, il boss pentito ha aggiunto: «Sicuramente Luigi Scognamiglio conosce Bruno Potenza, come ho già detto ho incontrato Bruno Potenza a casa di Gino in via Chiaia ed è stato proprio Gino ad andarlo a chiamare. Ne sono certo». Una circostanza diametralmente opposta a quella che ha invece raccontato il gioielliere nel corso del suo interrogatorio dinanzi al gip, ma anche nel corso di un interrogatorio investigativo reso al cospetto del pm Parascandolo. Come è noto, il commerciante ha ricordato di essere stato indotto ad ospitare Lo Russo, non potendo rifiutare una richiesta di aiuto dell’ex boss della camorra, senza però aver svolto azioni di ripiego o funzionali alla strategia organizzativa di Lo Russo che, all’epoca - e siamo nella primavera del 2010 - stava pianificando la sua fuga verso l’Est europeo, dopo un primo blitz andato a vuoto.



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