«Voglio Chiaia militarizzata
È meglio di Chiaia insicura»

«Voglio Chiaia militarizzata È meglio di Chiaia insicura»
di Paolo Barbuto
Domenica 28 Maggio 2017, 09:33 - Ultimo agg. 10:43
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All’alba il regolamento di conti nel pub, i colpi di pistola, la morte. Una manciata di ore dopo il telefono del presidente della prima municipalità, Francesco de Giovanni, ha preso a squillare: «Ma che succede a Chiaia? Noi abbiamo paura», la gente del quartiere è in crisi, il presidente non ha saputo cosa rispondere: «Ho provato a tranquillizzare tutti ma, in fondo, io stesso non sono tranquillo».
 


Presidente de Giovanni, la domanda dei cittadini è anche la nostra: cosa succede a Chiaia?

«Accade che bisogna iniziare a frenare il caos non appena inizia. Se si lascia tutto andare a rotoli succede quel che sta succedendo qui: una volta vengono fuori i coltelli, un’altra c’è chi spara per gelosia, poi arrivano anche gli omicidi di camorra».

Mica penserà che è tutto collegato?
«È tutto riconducibile alla mancanza di regole. Se si imponesse una severa norma sugli orari di chiusura dei locali, la gente a una certa ora della notte andrebbe via. E magari anche i malintenzionati e i malviventi andrebbero altrove a portare spari e morte».

D’accordo, ma non sarà mica l’unica soluzione?
«No, no. L’unica soluzione per restituire sicurezza e dignità a questo territorio è la presenza fissa, massiccia, costante, delle forze dell’ordine».

Guardi presidente, che ci sono già. Ci sono anche le pattuglie miste di Esercito e polizia...
«E allora vuol dire che non bastano. Io so di dire un’eresia, ma sarei felice di vedere una divisa ogni dieci metri. Carabinieri, polizia, guardia di Finanza, vigili, non faccio distinzione».

Insomma la sua proposta per cancellare violenza e paura è quella di militarizzare Chiaia?
«Se vuole saperlo, io la penso proprio così. Meglio Chiaia militarizzata che Chiaia insicura. Anche perché le persone perbene non hanno nessun timore di fronte ai controlli e alle divise. Quelli che non sono perbene, invece, se ne allontanano. Io non chiedo tanto, vorrei semplicemente che in questo quartiere, nelle notti del divertimento, ci fossero solo persone perbene».

Una specie di zona franca, ad accesso selezionato.
«Attenzione, che nessuno pensi di macchiare il mio pensiero con il fango del razzismo: a me non interessa se le persone che vengono qui vivono in un quartiere piuttosto che in un altro, non penso alla provenienza geografica né a quella sociale: però esigo, come cittadino, che ci sia gente perbene sulla mia strada. E se per ottenere questa certezza bisogna militarizzare il quartiere, non mi sentirò in difficoltà».

Ha parlato con gli esercenti? Questo sarebbe il «salotto» di Napoli, ma finisce più spesso in vetrina per la violenza che per la serenità...
«Il quartiere intero vive una sensazione di profondo disagio. All’inizio sembrava che tutto si risolvesse in un confronto fra residenti e gestori dei baretti per via del caos dei clienti. Poi è arrivato il piccolo spaccio, poi sono iniziate le risse collegate all’alcool e al consumo di stupefacenti, adesso arrivano anche le pistolettate, la camorra».


Del resto c’è da aspettarselo, dove c’è un’area in fase di sviluppo arriva la malavita.
«Io non so se è così. Non so se la camorra sta mettendo le mani sui Chiaia, so per certo che la gentaglia nelle stradine aumenta in maniera esponenziale, soprattutto nei fine settimana. E questo lo hanno notato anche gli esercenti che se ne lamentano. I clienti storici vanno via di fronte alla marmaglia».

Si rende conto che, parola dopo parola, lei sta raccontando il declino di Chiaia?
«No, non è così e non deve essere così. Qui basta un po’ di controllo in più per riportare tutto alla fase precedente, quella delle notti di divertimento e basta, senza violenza, senza coltelli né pistole. Non è la resa né il declino di Chiaia: si tratta solo di una fase che può essere cancellata con un po’ di impegno».

Cos’è, una critica alle forze dell’ordine?
«Stimo profondamente il questore De Iesu che è sempre stato vicino al quartiere e sta facendo il massimo.
Non è una critica, non potrei mai fare una critica a chi si sta battendo al nostro fianco. Piuttosto è un appello, dateci protezione, voi che potete».

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