Ciro: sono un bimbo non un eroe, pensavo di morire nel terremoto a Ischia

Ciro: sono un bimbo non un eroe, pensavo di morire nel terremoto a Ischia
di Massimo Zivelli
Giovedì 24 Agosto 2017, 08:48
5 Minuti di Lettura
Il calcio e la danza hip-hop. Il Napoli, Mertens ed Hamsik. E poi i fratellini, i cuginetti e la gioia per la vita. A undici anni Ciro è già fuori dalla media dei suoi coetanei per creatività, allegria, disponibilità verso gli altri, passione per la conoscenza e lo studio. Un ometto che però ama il suo ruolo di bambino, il Ciro che ha reso possibile la salvezza sua e dei suoi fratelli. Il Ciro che, suo malgrado, in un drammatico momento assurge ad eroe, ad esempio per tutti e che la ministra Pinotti ha decorato ieri con una medaglia che porta impresso lo stemma del ministero della Difesa. Il piccolo da ieri è ricoverato al Santobono, dove dovranno curare il brutto edema che si è formato al piede destro, rimasto schiacciato per ben 15 ore sotto il peso delle macerie in quella che era la casa dove abitava assieme alla sua famiglia, a Casamicciola. Prima del sisma, prima del crollo. 
 


Allora piccolo eroe, come stai oggi? 
«Non sono (dice ridendo) un eroe. Sono Ciro, il fratello di Matias e Pasqualino. La sorellina che nascerà la aspetterò assieme a loro. Non chiedermi come si chiamerà perché tanto non te lo dico».
Parliamo di domani. Che cosa ti aspetti dai medici del Santobono?
«Che mi rimettano il piede a posto. Voglio tornare a ballare hip hop con il maestro Paolo Massa a Ischia. E voglio tornare subito a giocare a pallone con i miei amici. L’altro giorno ho lasciato una partitella in sospeso in strada davanti casa mia. Voglio divertirmi con loro prima che finisca l’estate e prima di tornare a scuola. A me il calcio piace. La mia squadra è il Napoli e l’altra sera lo zio mi ha fatto vedere un po’ della partita contro i francesi. Spero tanto che un giorno mi portino allo stadio. Sono tifoso di tutta la squadra. Il più bravo è Mertens, il più simpatico è Hamsik. Lui lo vedo buono con i bambini». 
Dicono tutti che ti sei comportato come un piccolo uomo l’altra notte e per questo hai avuto la forza di aiutare i tuoi fratellini. 
«Ero in cucina con Matias e quando ho visto che tutto stava cadendo attorno a noi, ho pensato di afferrare il mio fratellino e di trascinarlo con me nella nostra cameretta. Ci siamo nascosti sotto il letto perché quello è il nostro piccolo nascondiglio quando giochiamo. Poi ricordo il buio e la bocca piena di polvere. Ho avuto paura, ho pregato Gesù che ci aiutasse. Poi quando Matias ha iniziato a piangere, ho cominciato a giocare con lui. Per molte ore ho fatto questo e gridavo anche con i signori che stavano sopra di noi e che scavavano per dire loro che eravamo vivi e stavamo bene. “Forse moriamo”, ho pensato, ma quando ci hanno detto che Pasqualino era stato tirato fuori e stava bene, questa cosa ha dato più forza a me e a Matias». 
Quindi mi dici che anche gli eroi, piccoli e grandi hanno paura?
«Tu non hai mai paura? Io sì. E la mia più grande paura in quel momento era che tutto potesse finire. Che non sarei più potuto stare insieme ai miei fratellini. Matias, Pasquale, la bimba che sarà con noi. A Natale spero, così mi ha detto la mamma. Per me quello sarà il più importante regalo che Babbo Natale può farmi trovare sotto l’albero. Ma dovremo trovare anche un’altra casa dove portare le nostre cose, i nostri giocattoli, la mia bandiera del Napoli». 
La signora Pinotti, il Ministro ti ha stretto la mano oggi… 
«Sì, e ha regalato un giocattolo a Mattias. A me invece una medaglia con il nastrino dei colori della bandiera italiana. La conserverò nella nostra cameretta non appena ne avremo un’altra. E spero presto perché voglio stare con i miei fratellini e avere il nostro spazio, magari anche dove invitare gli amichetti». 
E del vigile del fuoco che vi ha tirato fuori? Che mi dici di lui? 
«Che non smetterò mai di dirgli grazie e che gli voglio un mondo di bene e gli auguro di salvare sempre tanti bambini». 
Il calcio, l’hip-hop…l’estate a Ischia non è ancora finita. Andrai ancora al mare? 
«Ci piace tantissimo stare al mare. Da quando ero piccolo ho sempre avuto la fortuna di stare al mare. È per questo che mi piace Ischia e credo di essere fortunato rispetto a tanti altri bambini. Pensa a quelli che vivono in città, lontani da una cosa bellissima come il mare. A volte ci penso io, e sono triste per loro, perché a tutti i bambini io auguro sempre di avere le belle cose e di essere felici». 
E quindi a tutti quelli che sono scappati via per paura del terremoto e hanno rinunciato alla vacanza, cosa diresti? 
«Che hanno finito di sognare». 
E perché, poi? 
«Avete visto come un bambino sa divertirsi al mare? Per me è la più grande gioia. Il mare è davvero un dono di Gesù e le persone grandi che non capiscono questo, penso che non capiscono anche come è bella la nostra isola. Io ho sentito il terremoto sopra di me, sono stato tante ore senza vedere la luce e ho avuto paura di morire. Ma io non ho paura di tornare alla mia casa. Solo che adesso la mia casa non c’è più e mamma dovrò trovarne un’altra. Ma sempre a Ischia, perché questo è il posto più bello del mondo». 
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