Inchiesta Consip, i fratelli Cantone
convocati in Procura come testi

Inchiesta Consip, i fratelli Cantone convocati in Procura come testi
di Leandro Del Gaudio
Sabato 21 Gennaio 2017, 09:41 - Ultimo agg. 17:38
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Non poteva passare inosservata la sua presenza in Procura, la «sua» Procura, quella in cui per anni ha indagato come sostituto di punta della Dda di Napoli. Mancano pochi minuti alle undici del mattino - folla di giornalisti e fotografi in attesa di partecipare alla conferenza stampa per l’arresto dei killer di Genny Cesarano -, quando varca la soglia della Procura Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione. Non è solo Cantone. È accompagnato dal fratello Bruno, dal momento che entrambi devono essere ascoltati come testimoni nell’ambito dell’inchiesta condotta sul gruppo Romeo. Due potenziali testimoni, ascoltati singolarmente dal pm Henry John Woodcock, nell’ambito di un nuovo probabile filone di indagini a carico dell’imprenditore di origine casertana.

Un nuovo step in una vicenda complessa che ha fatto registrare ieri una nuova nota difensiva, a firma dei penalisti Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovan Battista Vignola: in sintesi, nel comunicato, si respinge la tesi secondo la quale Cantone sarebbe stato vittima di una sorta di accerchiamento da parte del gruppo imprenditoriale, ricordando che se Romeo avesse provato a corrompere Cantone, quest’ultimo non avrebbe esitato a denunciarlo.

Ma torniamo alle ragioni della «visita» in Procura dei fratelli Cantone. Stando a quanto emerso finora, ci sarebbe stato un tentativo di avvicinare il presidente dell’Anac, in vista di un parere emesso dall’autorità anticorruzione il 21 ottobre del 2015, a fronte di un quesito della Consip. Un caso che era al centro delle aspettative imprenditoriali del gruppo Romeo, sul quale l’Anac espresse un parere contrario agli interessi dell’imprenditore.

Tutto chiaro? Sotto i riflettori finiscono altri tasselli, destinati comunque ad essere approfonditi in sede investigativa: pochi giorni prima del convegno, che si svolse il 27 novembre del 2015, Cantone sarebbe stato raggiunto da una telefonata di una collega magistrato, vale a dire di Rosita D’Angiolella (ex capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’istruzione), che non risulta comunque indagata. Top secret il contenuto della conversazione, sulla quale comunque Cantone aveva fornito chiarimenti nel corso di un primo incontro con il titolare delle indagini, in una sit riconducibile almeno a sei mesi fa. Ieri però c’è stato tempo anche per ulteriori chiarimenti, questa volta in relazione all’incarico professionale assegnato al fratello Bruno proprio dal gruppo Romeo. È un altro punto da mettere a fuoco, a partire dalla cronologia: l’incarico professionale a favore dell’avvocato Bruno Cantone arriva a novembre del 2015, quindi dopo l’emissione del parere sulla Consip che disattendeva le aspettative di Romeo. Una vicenda su cui ieri sono stati sentiti Raffaele e Bruno Cantone. Spiega oggi al Mattino, il presidente della Anac: «Abbiamo ritenuto opportuno fornire alcuni chiarimenti al titolare delle indagini, a cominciare dalle date. Mio fratello ha portato i documenti legati al suo rapporto di lavoro con Romeo, ricordando che il rapporto si è concluso nel maggio del 2016, solo in relazione a motivi di ordine professionale».

Ma torniamo alla nota della difesa di Romeo. I legali parlano di una «campagna denigratoria» contro Romeo e battono su un punto: «Siamo certi, come ne è certo il nostro assistito, che il Presidente Cantone, tenuto conto del suo spessore morale e della autorevolezza della funzione pubblica che così degnamente svolge, se minimamente avesse avuto la sola sensazione che Romeo volesse “accerchiarlo” , e più ancora se avesse avuto il minimo dubbio che il nostro assistito avesse avuto nei suoi confronti approcci corruttivi, avrebbe immediatamente denunciato i fatti, sia nel ruolo istituzionale, sia come cittadino».
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