Cooperativa truffa, da oggi
via agli sfratti: rischio tensioni

Cooperativa truffa, da oggi via agli sfratti: rischio tensioni
di Pino Neri
Lunedì 21 Novembre 2016, 09:08
3 Minuti di Lettura
Somma Vesuviana. Case della «So.fi.coop», nuova puntata, la più drammatica: scatta il via libera agli sfratti. Gli sgomberi degli appartamenti, occupati da famiglie finite loro malgrado al centro di un caso giudiziario, sono previsti a partire da oggi, dopo settimane di rinvii, e proseguiranno fino a dicembre inoltrato. Dunque, sale di nuovo la tensione nel rione realizzato (ma mai completato) nella parte sud-occidentale del paese abbarbicato sul monte Somma. I residenti della zona compresa tra via Milano e via Venezia si ritengono vittime di una truffa, per cui sono intenzionati a dare battaglia. Si tratta di persone che più di vent'anni fa - si era agli inizi degli anni Novanta - subito dopo aver pagato il compromesso finalizzato all'acquisto si insediarono nel complesso abitativo. Quarantotto appartamenti in palazzine di pochi piani, nuovi di zecca e dotati di ogni comfort. Ma i contratti di acquisto non sono mai stati firmati, per inadempienze che gli acquirenti attribuiscono al costruttore, e le banche hanno infine pignorato gli alloggi. Questo è accaduto cinque anni fa, mentre nel corso di quest'anno le case sono finite all'asta giudiziaria. Asta che ha avuto un esito ben poco rassicurante. Soltanto 20 dei 48 appartamenti pignorati sono stati alla fine acquistati da coloro che pagarono i compromessi tra il 1991 e il 1993, compromessi per i quali ogni promittente acquirente versò una media di 70 milioni delle vecchie lire. Ma chi abita gli altri 28 alloggi non è riuscito a mettere da parte il danaro sufficiente a comprare la casa messa all'asta dal tribunale per cui la società di recupero crediti, la Sofir, è ora nel totale possesso degli immobili.

Chi è riuscito a comprare le case all'asta ha pagato cifre che oscillano tra i 100mila e i 120mila euro. Gente che per i compromessi aveva già versato alla società costruttrice So.fi.coop, nella prima metà dei Novanta, somme variabili tra i 70 e i 100 milioni delle vecchie lire. Poi però i promittenti acquirenti, qualche tempo dopo il loro insediamento negli alloggi, chiesero alla banca che aveva anticipato la quota per realizzare le case, l'istituto San Paolo di Torino, il motivo per cui non era stato ancora dato il via al frazionamento delle proprietà, cosa che avrebbe dato loro la possibilità di intestare i pagamenti dei ratei dei mutui. «La banca ci rispose che c'era un grosso problema - raccontano i residenti del rione - e cioè che i soldi che noi avevamo versato non le sono mai arrivati». I frazionamenti non sono quindi stati possibili e la reazione dei residenti è stata quella di non pagare più le quote che restavano per comprare in via definitiva gli appartamenti. «Del resto - precisano i promittenti acquirenti - come potevamo pagare visto che si è mai saputo che fine abbiano fatto i milioni che abbiamo versato alla So.fi.coop?».

Sul caso sono state aperte delle inchieste della magistratura, mentre alla fine sono spuntati i pignoramenti e poi le aste. Chi ha potuto ha pagato di nuovo evitando il pericolo degli sgomberi forzati. Chi no rischia di ritrovarsi le forze dell'ordine sull'uscio di casa. «Sofir» è la società di recupero crediti che ha acquistato il credito dalle banche. Il valore di tutto il pignoramento si aggirava intorno ai quattro milioni di euro. Poi il pacchetto dell'operazione è stato ceduto alla «Sofir fiduciaria di Bologna» per circa 1 milione e 700 mila euro. All'asta sono andate tutte le case. Venti come detto sono state riacquistate dai promissari acquirenti, che peraltro hanno dovuto sopportare importi di base molto elevati, due da privati e tutte le altre sono rimaste nelle mani della Sofir. Oggi sarà notificato uno sfratto. Il 29 ce ne sarà un altro esecutivo per tre alloggi e il 13 dicembre un altro ancora. Il senatore Sergio Puglia e il consigliere regionale Gennaro Saiello, del Movimento Cinque Stelle, criticano l'operato del presidente della Regione, Vincenzo De Luca. «Tre mesi fa - affermano - avevamo chiesto un tavolo tecnico per una composizione bonaria di questa brutta vicenda ma lui non ha fatto nulla».