Si chiude così dopo cinque anni una pagina di grande dolore personale che rappresentò, per il circus mediatico-giudiziario, la prova generale per l'aggressione finale a Silvio Berlusconi - aggiunge Laboccetta - Negli anni della tortura a mezzo stampa, sono stato dipinto come un "impresentabile" nella più dolce delle versioni. I giornali delle Procure mi hanno massacrato nonostante avessi fin dal primo momento chiarito che il pc portatile, ritrovato dalla Guardia di finanza durante una perquisizione a casa di Corallo, fosse di mia proprietà. Essendo un parlamentare, i militari non potevano sequestrarlo».
«La sentenza di un giudice coraggioso e di grande onestà intellettuale - prosegue l'esponente forzista - certifica la mia assoluta estraneità a fatti o comportamenti al di fuori della legge.
E mi restituisce quella serenità che mi è stata prepotentemente strappata in tutti questi anni. Non prosciuga però purtroppo i fiumi d'inchiostro nei quali sono stati fatti annegare il mio nome e la possibilità di continuare a fare politica perché, da allora, è cambiato tutto attorno a me. Ringrazio il mio avvocato Andrea de Sanctis che mi ha seguito con eccezionale professionalità e scrupolo - conclude Laboccetta - e soprattutto la mia famiglia e gli amici che mi hanno sostenuto durante questo periodo di tribolazioni vissuto però nella piena consapevolezza di poter ottenere, un giorno o l'altro, finalmente giustizia».