Boscoreale, la maxi truffa delle polizze: «Così preparavo le false assicurazioni»

Boscoreale, la maxi truffa delle polizze: «Così preparavo le false assicurazioni»
di Dario Sautto
Martedì 28 Febbraio 2017, 10:38 - Ultimo agg. 10:56
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Boscoreale. «C'erano dei broker che procuravano i clienti e stipulavano le polizze: io inserivo i loro nomi nelle note del database, per risalire a chi aveva portato il contratto». A parlare è A.V., all'epoca dei fatti (novembre-dicembre 2013) segretaria dell'agenzia assicurativa «Multiservice» di Boscoreale, considerata uno dei più attivi centri delle false polizze del Napoletano. La donna, testimone al processo contro 16 imputati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a falsificare documenti assicurativi, truffa e falso in scrittura privata, ha spiegato il suo compito ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata (presidente Fernanda Iannone, a latere Luca Della Ragione e Luisa Crasta).

«L'utilizzatore del veicolo era sempre diverso dal contraente ha spiegato la teste, rispondendo alle domande della pm Mariangela Magariello e spesso si trattava di associazioni riferite a Vincenzo Ambrosio» titolare dell'agenzia e principale imputato. Ad esempio, le polizze erano intestate all'associazione Club degli Amici, che risultava poi proprietaria delle auto di clienti residenti tra Boscoreale, Poggiomarino, Trecase, Volla, Nola, Striano, Cercola, San Giorgio a Cremano e Pomigliano d'Arco. «Tra i broker ha aggiunto la testimone c'erano Ciro e Antonio Madonna, Maria Vitiello e altri nomi». E poi, sulle fatture: «Qualcuno chiedeva l'emissione della fattura e Ambrosio mi disse di inserire la voce tessera affiliazione 50 euro, ma non so cosa significasse». Le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, furono affidate ai carabinieri della stazione di Boscoreale agli ordini del luogotenente Massimo Serra, che ha già spiegato tutto il meccanismo della false polizze. La base operativa era proprio a Boscoreale, in via Luigi Oliva, ma si spostava all'occorrenza a Torre Annunziata. Attraverso un doppio passaggio di proprietà, per il tempo necessario alla stipula dei contratti, le autovetture dei clienti venivano intestate a società, aziende, associazioni no profit e cooperative create solo sulla carta. Le sedi delle società erano ruderi, abitazioni di privati e, in un caso, addirittura una cabina telefonica.
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