Danneggiata auto dell'infermiere che ha denunciato «parentopoli». Verdi: «Individuare i responsabili»

L'auto danneggiata
L'auto danneggiata
di Gennaro Pelliccia
Giovedì 27 Aprile 2017, 20:43
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«L'auto di uno degli infermieri che ha denunciato la parentopoli nella sanità campana è stata danneggiata, ma non ci fermeranno,  le forze dell’ordine, però, ci devono stare vicino. Se qualcuno pensa di fermare la nostra battaglia per la legalità e per avere assunzioni regolari nella sanità campana con minacce e, peggio ancora, atti di violenza come questi si sbaglia, perché non ci faremo intimidire e andremo avanti nel denunciare quel che non ci convince».

Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, dando notizia di un atto di intimidazione nei confronti di Fabio Gentile, presidente del Movimento infermieri campani e professioni sanitarie, al quale ha espresso piena solidarietà.

«Stamattina, alla fine del suo turno di lavoro nell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Fabio ha trovato la sua auto danneggiata»,  ha aggiunto Borrelli precisando che «hanno rotto un finestrino e ammaccato la carrozzeria in più punti, probabilmente con calci».

«Noi vogliamo andare avanti, però le forze dell’ordine devono garantire la sicurezza di chi tenta di far rispettare la legge nella sanità campana» continua Borrelli per il quale «i rappresentanti del Micps che mi hanno aiutato a preparare il dossier che sta creando tanto scalpore devono essere sicuri di poter lavorare e vivere con la necessaria tranquillità. Per questo chiediamo che vengano individuati e denunciati i responsabili, ricorrendo magari alle telecamere di sorveglianza che ci sono in zona».

«La nostra battaglia per la legalità sta già dando i primi risultati come dimostra l’annullamento del bando per l’assunzione a tempo determinato di infermieri nell’Azienda ospedaliera dei colli su cui avevamo acceso i riflettori anche con un’interrogazione consiliare perché aveva dei criteri di selezione che premiavano solo coloro che avevano lavorato in quegli stessi ospedali creando, nei fatti, una inaccettabile corsia preferenziale» conclude Borrelli.

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