Delitto Fortuna, Marianna torna
al parco Verde: rabbia e tensione

Delitto Fortuna, Marianna torna al parco Verde: rabbia e tensione
di Marco Di Caterino
Lunedì 27 Marzo 2017, 09:04
3 Minuti di Lettura
Caivano. Colpo di scena nel caso Fortuna Loffredo, la bimba di Caivano, abusata e uccisa la mattina del 24 giugno del 2014, per essere stata scaraventata nel vuoto dall'isolato 3 delle palazzine popolari Iacp del parco Verde. Marianna Fabozzi, mamma delle bimbe abusate dal suo ex convivente Raimondo Caputo, imputato per l'omicidio di Chicca, ha lasciato il carcere dove era detenuta dal quattro maggio dello scorso anno ed è tornata agli arresti domiciliari in Via Don Sturzo a Caivano. Rabbia e delusione tra i familiari della povera bimba. «La legge è davvero strana ha detto al telefono Mimma Guardato, la mamma della piccola vittima - ogni giorno vado al cimitero, per non far sentire sola la mia Chicca dietro una lapide e questa donna ora se ne torna a casa. E' una cosa che non comprendo e non accetto, perché come ho sempre sostenuto, sono convinta che sia stata lei a scaraventare nel vuoto la mia bimba». La notizia è letteralmente deflagrata tra le palazzine dove per tutta la serata di sabato si sono rincorse voci terribili di una spedizione punitiva - lo scorso anno, contro le finestre della donna fu scagliata una bottiglia molotov seguite dalla notizia che addirittura lo stesso Caputo fosse stato messo ai domiciliari. Voci e illazioni, prive di fondamento, che hanno alzato a livello di guardia la tensione nel rione, pronto ad esplodere come una cisterna di benzina alla notizie di presunti festeggiamenti. Una situazione che ha fatto scattare una serie di controlli dei carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal capitano Francesco Filippo, che ha organizzato una sorveglianza molto discreta e minuziosa. «Il ritorno della Fabozzi ha dichiarato l'avvocato Angelo Pisani, legale di parte civile nel processo non muta l'opinione su che devastante degrado umano che fa da sfondo a questa tragedia.

Certo continua il legale la Fabozzi per la sua condotta e sull'assoluta omertà imposta alle sue figlie, che invece hanno accusato il suo convivente ( Raimondo Caputo ndr) non merita nessuna clemenza. Noi siamo convinti che si saranno ancora tante orribili pagine di violenze ancora nascoste, scritte dai violentatori e assassini, sui quali c'è urgenza di fare luce al più presto». A riportare un po' di calma e tanta chiarezza pensa l'avvocato Salvatore Di Mezza, difensore di Marianna Fabozzi, che spiega: «La mia assistita era stata arrestata, insieme a Raimondo Caputo, il ventinove novembre del 2015, con l'accusa in concorso con Titò di favoreggiamento per gli abusi subiti dalle figlie. Nel maggio dello scorso anno, dopo un secondo arresto per Raimondo Caputo, ritenuto dagli inquirenti l'assassino della bambina, la mia assistita aveva violato gli obblighi degli arresti domiciliari, rilasciando un'intervista. Per questo scattò l'aggravamento della misura. Nel carcere di Pozzuoli la Fabbozzi è stata aggredita e avrebbe tentato il suicidio. Abbiamo presentato il ricorso per Cassazione sull' aggravamento, e l'alta corte lo ha annullato. E in attesa delle motivazioni, abbiamo presentato la stessa richiesta alla corte di assise di Napoli. E ieri la corte ha accolto la richiesta di ripristinare gli originari arresti domiciliari».
© RIPRODUZIONE RISERVATA