Di Vaio choc: «Via da Napoli
per salvare i miei figli»

Di Vaio choc: «Via da Napoli per salvare i miei figli»
di ​Pietro Treccagnoli
Sabato 4 Marzo 2017, 08:59 - Ultimo agg. 11:11
3 Minuti di Lettura
«Uno sfogo» prova a minimizzare alla fine di una convulsa giornata, l'attore e produttore Gaetano Di Vaio. «Solo uno sfogo di cui non ho valutato le conseguenze». E rassicura, correndo subito ai ripari: «Non abbandono il cinema e non abbandono Napoli». Ma che ha combinato? Che cosa è successo? Il classico errore di comunicazione, quando ci si esprime di getto sui social network e non si valuta l'immediato impatto virtuale. Forse? Di fatto, ieri, Di Vaio ha scritto sul proprio profilo Facebook un post che ha fatto preoccupare amici e fan. «Voglio far sapere, soprattutto a chi ci ha voluto bene in tutti questi anni, che il sogno Bronx (la sua società di produzione cinematografica, ndr.) a Napoli giunge alla conclusione. Non so se continuerò a fare ancora cinema, certamente non lo farò più a Napoli».

E poi un primo tentativo di chiarimento, una pista: «Devo riconoscere le mie debolezze, le mie paure. Napoli non ha colpe. Sono io che non ce l'ho fatta. Sono io che mi lascio terrorizzare da eventi particolari. Sono padre prima di ogni cosa, e perciò ho il dovere di salvaguardare la vita dei miei figli». Concludendo che si tratta per lui di «un momento difficilissimo». Apriti cielo. Commenti, emoticon con la lacrimuccia, ma pure telefonate allarmate. «Mi hanno chiamato molti amici» spiega poi l'attore-produttore «da Toni D'Angelo, il regista di Falchi, il mio film uscito giovedì, a Salvatore Esposito, a Claudio de Magistris». Tanto che Di Vaio ha deciso di cancellare il post da lui stesso definito sproporzionato (ma che è stato comunque copiato e rimesso in Rete da altri) e sostituirlo con un altro in cui precisava e si scusava: «Cari amici, devo chiarire che non ho ricevuto minacce. È solo un problema di forti pressioni che mi arrivano da vicende familiari. Troppi manifesti per Napoli su Falchi e Gomorroide (che uscirà nelle sale giovedì prossimo, ndr.) fanno pensare ad un Gaetano Di Vaio versione Aurelio. Comunque tutto risolto. Stanno sempre nel mio cuore i miei familiari. È scusatemi tanto. È stato un momento di forte esaurimento nervoso». E su questo post e subito calato un centinaio di commenti rassicurati. Ma che cosa è davvero successo? Lo ricostruisce lo stesso Di Vaio: «Provengo da una famiglia popolare, lo sanno tutti. Dieci fratelli, quaranta nipoti. Qualcuno che ha visto la città invasa dai manifesti dei miei film si sarà fatto un proprio film mentale e mi sono arrivate pressanti richieste proprio dall'interno della famiglia». È un tipo di vicenda che somiglia ad altre che hanno coinvolto artisti napoletani marcati stretti da parenti e costretti a lasciare Napoli. In questo caso ci sarebbero state anche frasi eccessive. «Mi sono spaventato per i miei figli» spiega Di Vaio. «Ne ho tre e ho già due nipoti». Nessuna minaccia camorristica, quindi, come potrebbe fare erroneamente pensare il genere di filmografia prodotta da «Bronx» e il passato borderline di Di Vaio: «Se si fosse trattato di criminalità, di qualsiasi tipo, non l'avrei scritto du Facebook, dopo tre minuti sarei andato in Questura e in Procura a denunciare».

Continua a leggere sul Mattino Digital
© RIPRODUZIONE RISERVATA